Mentre l’Italia tennistica scrive una delle pagine più emozionanti della sua storia al Roland Garros, con la presenza di tennisti azzurri nelle finali sia del singolare che del doppio, la RAI – emittente di servizio pubblico – resta clamorosamente assente. Nessuna diretta, nessuna copertura televisiva accessibile a tutti. Solo il silenzio, interrotto da qualche aggiornamento marginale sui canali digitali.
È difficile comprendere come una rete pubblica, che dovrebbe garantire il racconto dei grandi eventi sportivi nazionali, decida di voltare le spalle a un momento tanto storico quanto sentito. Jannik Sinner in finale al Roland Garros è un evento che travalica i confini dello sport: è il simbolo di un movimento che cresce, di un’Italia che si afferma nel tennis internazionale. Eppure, i cittadini italiani che non hanno accesso a pay-tv o piattaforme streaming non potranno vedere il proprio campione lottare per un titolo leggendario.
Ancora più inspiegabile è la mancata attenzione per il doppio, dove altri italiani sono protagonisti. In un paese dove troppo spesso il tennis è stato relegato a sport d’élite, l’accesso gratuito alla visione di questi eventi sarebbe un potente strumento culturale e inclusivo. Invece, la RAI sembra preferire il palinsesto ordinario, dimenticando che il servizio pubblico non è solo varietà e fiction, ma anche sport – soprattutto quando lo sport parla italiano.
La giustificazione “non abbiamo i diritti” può valere per un’emittente privata, ma non per chi gode del canone pagato dai cittadini. La RAI avrebbe dovuto prevedere, investire, organizzarsi. Perché il compito di una televisione pubblica è anche saper riconoscere i momenti che uniscono il Paese e renderli accessibili a tutti.
Oggi, milioni di italiani dovranno cercare streaming alternativi o accontentarsi degli highlights. Ma ciò che lascia davvero l’amaro in bocca è l’assenza della voce pubblica, la mancanza di partecipazione al racconto di un sogno tricolore che, vincente o no, meritava di essere vissuto da tutti.
Conclusione:
La RAI ha perso una grande occasione per fare il proprio dovere. E con essa, ha perso un po’ della fiducia di chi, ogni giorno, crede ancora nel valore del servizio pubblico.
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