Episodio 1# – La valigia leggera

La partenza di Matteo da un piccolo borgo abruzzese verso un destino sconosciuto.

La mattina passò lentamente, tra i preparativi e le parole che non venivano dette. Il piccolo paese era avvolto in una calma quasi irreale, come se il mondo esterno non riuscisse a penetrare nel suo angolo di montagna. Quando finalmente arrivò il pomeriggio, Matteo prese la sua valigia, la sua paura e la sua determinazione, e salutò la mamma con un abbraccio che cercò di sembrare normale, anche se non lo era affatto, e il fratellino più piccolo. La partenza era un passo che significava molto: non solo un viaggio fisico, ma un salto nel vuoto.

L’autobus che lo avrebbe portato a Pescara partì dalla piazza principale del paese, il suo motore ruggiva mentre percorreva le strade sterrate che salivano e scendevano lungo il fianco della montagna. Le strade strette e tortuose si aprivano lentamente, e il paesaggio di colline verdi e boschi fitti cominciò a cambiare. Mentre l’autobus si allontanava dal paese, il cuore di Matteo batteva sempre più forte. Si allontanava dalla sua casa, dalla sua gente, dalla sua terra, senza sapere con certezza cosa lo aspettava.

Il viaggio fino a Pescara, sulla costiera adriatica, durò diverse ore. Quando l’autobus arrivò finalmente in città, il sole era ormai scivolato oltre l’orizzonte, e l’aria fresca della sera avvolgeva la città. Matteo, con la sua valigia, si avviò alla stazione ferroviaria. La città di Pescara, che gli sembrava grande e frenetica, lo spaventava un po’. C’erano troppe luci, troppa gente, troppo rumore. Ma non si fermò a pensare. Doveva prendere il treno della notte che lo avrebbe portato a Trento, dove una nuova vita lo aspettava.

La stazione di Pescara era animata, l’attesa per il treno era lunga e carica di tensione. L’idea di dover affrontare tante ore di viaggio lo faceva sentire ancora più lontano da casa. Lo zio rimase al suo fianco per tutto il viaggio. Lo zio, pur consapevole che quella fosse una tappa fondamentale nel cammino di Matteo, lo guardava con uno sguardo che mischiava orgoglio e preoccupazione. Quando finalmente il treno arrivò, Matteo si sistemò nel suo posto in seconda classe. La sua valigia era tutta la sua vita, e il suo cuore batteva forte, tra la paura e l’emozione.

Il treno si mosse lentamente, e la città di Pescara cominciò a sparire dietro di lui, lasciando spazio al buio della notte. La strada verso Trento era lunga e Matteo sentiva già la distanza dalla sua montagna, dalla sua casa, dal suo paese. Ma sapeva che quel viaggio era il primo passo verso qualcosa di più grande. Non sapeva esattamente cosa lo aspettasse, ma era deciso a non fermarsi.

Mentre il treno scivolava nel buio della notte, Matteo ripensava ai pomeriggi nel piccolo paese. La mamma era raccolta intorno al camino, intenta a preparare il cibo per i maiali, mescolando con cura il contenuto del pentolone fumante. In cucina, la zia sistemava la cena con gesti abituati, consumati dalla fatica di una vita semplice ma piena. Poco dopo, lo zio, muratore, rientrava dal lavoro, stanco ma con la soddisfazione di chi ha portato a termine la giornata, e si sedeva per un attimo a riposare prima di riprendere i suoi impegni. Nel frattempo, il fratellino più piccolo faceva i compiti sul tavolo della cucina, concentrato nonostante la stanchezza. Erano gesti quotidiani, piccoli frammenti di una vita fatta di fatica e affetto che Matteo stava per lasciare alle spalle, ma che, ora lontano, sentiva più preziosi che mai.

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