Matrimonio di besos: la nuova minaccia? Ma per favore.

C’è una nuova emergenza a Venezia, pare. No, non parliamo del caro-affitti, dell’esodo dei residenti, dei negozi che chiudono o dei bar storici che diventano kebab 24h. No: la minaccia, secondo alcuni, sono i “matrimoni di besos”. Gente che si ama, si bacia, si sposa simbolicamente, magari davanti a un fotografo, magari sul Ponte di Rialto, magari con un vestito preso su Etsy. Apriti cielo.

In prima linea ci sono le solite voci indignate: “Mercificazione dell’amore”, “turismo dell’effimero”, “profanazione dei luoghi sacri”. C’è persino chi parla di “colonialismo sentimentale”. Tutto molto serio, tutto molto impegnato. Ma viene da chiedersi: davvero questo è il problema?

Perché poi vai a vedere, e quella stessa coppia incriminata ha affittato cinque hotel a cinque stelle, ha prenotato 50 taxi acquei, ha fatto lavorare una decina di fotografi, ha riempito i ristoranti, ha fatto guadagnare artigiani e fornitori locali. E noi cosa facciamo? La attacchiamo perché si è baciata troppo vistosamente?

Ma per caso non dovremmo essere grati a questo signore? Ha portato ricchezza, lavoro, visibilità internazionale. E invece viene trattato come un invasore. Come se la sua colpa non fosse un bacio, ma l’aver osato spendere, festeggiare, far sognare. La verità è che in Italia abbiamo un rapporto malato con la ricchezza: la demonizziamo, anche quando è pulita, anche quando genera benefici. Purché non dia troppo nell’occhio. Purché non sia felice.

Siamo alla farsa. E come sempre, si colpisce in basso: l’amore, l’emozione, il rito simbolico. Forse perché è più facile prendersela con chi si espone con gioia, piuttosto che con i colossi del turismo che davvero svuotano le città. Forse perché fa comodo sembrare “difensori della città” mentre si punta il dito contro chi – almeno – porta un po’ di vita, un po’ di sogno, e anche un bel po’ di soldi.

Perché, diciamolo, questi “matrimoni di besos” danno lavoro. Ai fotografi, ai fioristi, ai gondolieri, ai musicisti, ai ristoratori. Producono reddito, non rifiuti. E soprattutto non distruggono nulla: nessuna chiesa violata, nessun patrimonio vandalizzato, nessun ponte crollato sotto il peso di un bacio.

Il vero problema, forse, è che questi amori fugaci, visibili, esteticamente curati, danno fastidio a chi ha dimenticato come si sogna. O forse infastidiscono chi ha bisogno di nemici simbolici per sentirsi custode di qualcosa. Ma l’amore non è un nemico. È un motore. Anche quando è veloce, scenografico, magari pure un po’ kitsch.

A chi protesta contro i “matrimoni di besos”, una domanda semplice: avete mai visto il volto di due persone che si baciano perché vogliono celebrare la loro unione in un luogo che per loro ha un significato speciale? È bellezza pura. E Venezia dovrebbe essere il posto dove la bellezza si accoglie, non si caccia via.
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