
Giorgia Meloni ha fatto la storia: è la prima donna a guidare un governo in Italia. Un traguardo epocale. Ma invece di ricevere applausi da chi per anni ha predicato parità, emancipazione, leadership femminile… la sinistra e il Movimento 5 Stelle la ignorano, o peggio, la attaccano.
Perché? La verità è scomoda: non è toccato a loro. E questo brucia.
🔥 Una donna al potere. Ma non “una di loro”
Meloni ce l’ha fatta senza quote rosa, senza spinte mediatiche, senza benedizioni da salotto. Ha costruito il suo partito, ha vinto le elezioni, ha conquistato Palazzo Chigi. Ma è “di destra”, conservatrice, nazionalista. E per certa sinistra, questo è inaccettabile.
Le donne del M5S e del PD – da Appendino a Taverna, da Floridia a Boldrini – non riescono ad accettarlo. Non perché non riconoscano le sue capacità (che in fondo, sotto sotto, temono). Ma perché Meloni ha rubato loro il sogno: essere la prima donna a guidare l’Italia.
🤐 Dove sono finite le femministe?
Dove sono finite le paladine dei diritti delle donne? Quelle che alzavano la voce per ogni discriminazione? Silenzio. Imbarazzo. Qualche critica pretestuosa. Perché? Perché Meloni non è femminista nel modo “giusto”. Non parla inclusivo, non recita lo spartito radical chic. E allora niente applausi, solo veleno.
🧂 Invidia e frustrazione
Diciamolo chiaramente: Meloni è la dimostrazione vivente che non serve appartenere a sinistra per essere una leader vera. Non servono quote, piagnistei o slogan. Serve determinazione, visione, coraggio. E lei li ha avuti.
Questo manda in tilt chi ha fatto della “donna progressista” l’unico modello possibile. Il problema, per l’opposizione, non è quello che Meloni fa. È che è lei a farlo. E che ha vinto. Punto.
💡 Opposizione debole, polemica sterile
Finché la sinistra e il M5S continueranno a usare la polemica personale invece di fare vera politica, resteranno lì: a commentare, a criticare, a rosicare. Mentre Meloni governa.