La Casta non muore mai: ecco perché i vitalizi resistono a tutto

Sottotitolo:
Dentro il sistema che premia la Casta e punisce i cittadini comuni: destra, sinistra, centro e “dritta”, tutti complici di un privilegio che nessuno ha davvero voluto eliminare.


📍 Introduzione

Mentre milioni di italiani fanno i conti con pensioni al minimo, stipendi precari e rincari continui, esiste ancora una sacca di privilegio inattaccabile: quella dei vitalizi parlamentari. Un assegno mensile dorato, eredità di un passato che resiste a ogni tentativo di riforma, protetto da cavilli, ricorsi e soprattutto da una politica bipartisan che predica sacrifici ma non li applica a sé stessa.


🔍 Cos’è un vitalizio?

Fino al 2012, bastava anche una sola legislatura (5 anni, ma a volte anche meno) per maturare una pensione privilegiata. Un trattamento sganciato dai contributi versati, ma legato semplicemente alla permanenza in Parlamento.

Dopo le proteste pubbliche e l’ondata anti-Casta, è arrivata la riforma: dal 2012, i vitalizi sono stati aboliti per i nuovi eletti e sostituiti con un sistema contributivo. Ma chi era già dentro il “club dei vitalizi”? Ha continuato a percepirli, in barba a ogni principio di equità contributiva.


💸 Quanto costano?

I numeri sono eloquenti:

  • Oltre 2.600 ex parlamentari percepivano vitalizi nel 2016.
  • La spesa pubblica annua superava i 190 milioni di euro.
  • Una parte minima dei contributi versati copriva le cifre erogate.
  • Alcuni ex deputati e senatori percepiscono assegni oltre i 5.000 euro netti al mese, cumulabili con altre pensioni da incarichi pubblici.

⚖️ Una riforma vera? Solo a parole

Nel 2018 la Camera ha introdotto un ricalcolo contributivo per gli ex deputati, generando un risparmio di circa 40 milioni di euro l’anno. Poco dopo, anche il Senato ha provato a fare lo stesso. Ma la storia non finisce lì.

Nel 2020, il Consiglio di Garanzia del Senato ha annullato il ricalcolo, dichiarandolo “illegittimo” perché approvato con delibere e non con una legge. Risultato? Vitalizi ripristinati, e un messaggio chiaro: i privilegi veri, quando toccano chi decide le regole, non cadono mai davvero.


🟥 Un insulto al merito e alla dignità sociale

Mentre un operaio deve lavorare 42 anni per una pensione da 1.000 euro, chi ha fatto pochi anni in Parlamento può godersi un assegno d’oro per il resto della vita.

Tutto questo accade mentre:

  • I giovani faticano a entrare nel mondo del lavoro.
  • Gli autonomi e le partite IVA versano contributi per una pensione misera.
  • La previdenza sociale è in crisi e si parla di innalzare ancora l’età pensionabile.

🧭 Una responsabilità trasversale

Il vero scandalo è che nessuno – né destra, né sinistra – ha mai davvero voluto abolirli. Ogni schieramento ha promesso tagli, ma la “dritta” l’hanno fatta sempre loro, proteggendo quei privilegi con ricorsi, eccezioni e cavilli giuridici.

La verità? La politica ha protetto sé stessa.


✅ Cosa si dovrebbe fare davvero

Una riforma seria dovrebbe includere:

  • Ricalcolo contributivo retroattivo per tutti.
  • Stop ai cumuli di pensioni da incarichi pubblici.
  • Trasparenza totale: nomi, importi e anni di contribuzione pubblicati.
  • Utilizzo dei fondi risparmiati per aumentare le pensioni minime e sostenere i giovani.

📣 Conclusione

I vitalizi non sono solo una questione economica: sono una ferita morale, uno sfregio alla collettività. Finché chi governa continuerà a beneficiare di privilegi che non concede ai cittadini, la distanza tra popolo e istituzioni non potrà che aumentare.

E se davvero vogliamo parlare di giustizia sociale, dobbiamo iniziare da chi prende decisioni, non da chi le subisce.


🔗 Condividi questo articolo. La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento.

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