🎾 Meloni a Wimbledon: applausi, racchette e… critiche da fondo campo

“Quando c’è da lavorare… è sempre ora del tie-break”

Mettiamo che Giorgia Meloni fosse andata davvero a Wimbledon, in tribuna accanto a qualche membro della famiglia reale, tra vip, fragole e panna.
Immaginiamo la scena: occhiali da sole, bandierina italiana nel cuore, selfie trattenuti e applausi composti.
E intanto in Italia… si scatenano le opposizioni.

“Mentre il Paese boccheggia sotto l’inflazione e i trasporti sono nel caos, lei applaude Sinner. E gli italiani? In panchina.”


🗣️ Le reazioni dei partiti

(immaginate, ma mica troppo)

🔴 Partito Democratico

“La premier applaude Sinner, ma ignora le famiglie che non arrivano a fine mese. Lo sport è importante, ma lo è anche la dignità del lavoro.”

🟢 Movimento 5 Stelle

“Meloni tra le élite londinesi a spese dei cittadini. Dove sono finite le promesse di ‘sobrietà’? Altro che ‘primo gli italiani’…”

🟣 Sinistra Italiana / Verdi

“Mentre il Paese brucia per il caldo e l’emergenza climatica, la presidente è a guardare il tennis. La crisi ambientale non fa notizia?”

🟡 +Europa / Azione

“Wimbledon? Bene. Ma allora niente moralismi su sobrietà e tagli alla spesa pubblica. Non si può fare opposizione alla movida e poi partecipare agli eventi glamour.”

⚪ Centristi e civici

“Rispettiamo lo sport, ma non c’era un modo migliore per onorare Sinner? Magari invitandolo a Palazzo Chigi, invece che facendo passerelle all’estero.”


C’è chi avrebbe gridato allo scandalo istituzionale, chi al tradimento della patria, e chi – immancabilmente – al volo di Stato abusivo.
Qualcuno avrebbe twittato:

“Dalla Premier dei patrioti ci aspettavamo i tortellini a Modena, non il tè delle cinque a Londra.”

Eppure, non è proprio quello che fanno tutti i leader europei? Macron allo stadio, Scholz al festival della birra, Sánchez al Gran Premio.
Ma qui da noi no. Se la Premier va a Wimbledon, è subito “regina d’Inghilterra”.
Se non ci va, “non sostiene i nostri atleti”.
Insomma, il punto lo perde comunque.

Del resto, tra chi la accusa di “passerelle” e chi la rimprovera per “assenza dai problemi reali”, a vincere è solo una cosa:
la retorica. Quella sportiva e quella politica.

Eppure sarebbe bastato poco. Una foto sobria, un post su Sinner e poi magari un rientro veloce. Ma in Italia, anche una racchetta può diventare un’arma da propaganda.

Alla fine, forse Meloni ha fatto bene a restare a Roma.
Nel dubbio, meglio un decreto in aula che un doppio fallo in tribuna.