
Non sempre chi parte taglia tutto.
Molti emigrati vivono con un piede qui e uno altrove. Una vita in due Paesi. Due numeri di telefono. Due lingue nella testa. Due identità che si intrecciano, a volte si scontrano.
È il caso di Marco, 38 anni, consulente ambientale tra Londra e Padova. Da otto anni vive nella capitale inglese, ma torna in Veneto ogni 2-3 mesi.
La sua casa ha doppia residenza: l’anagrafe dice Regno Unito, il cuore resta in Italia.
“In Inghilterra lavoro, guadagno, costruisco. Ma a Padova mi sento ancora figlio, fratello, amico. È come vivere due vite parallele.”
🔹 La fatica di vivere due volte
Marco ha il telefono con doppia SIM, due conti bancari, due curriculum: uno in inglese, uno in italiano.
Ogni volta che torna a casa, è festa e malinconia insieme. Ritrova la famiglia, gli amici. Ma anche la distanza.
“A Londra sento di esserci arrivato. A Padova sento di essermene andato. E non riesco a capire dove sto meglio.”
Vivere così significa non spezzare mai il cordone, ma nemmeno riuscire a costruire un’identità intera.
🔹 Le vite parallele degli emigrati
Chi vive “vite doppie” si porta dentro una tensione costante:
- parlare inglese fuori e veneto a casa
- ridere con amici nuovi e sentirsi in colpa con quelli vecchi
- avere due fusi orari emotivi, due modi di pensare
È un privilegio e un peso. Perché l’identità si sdoppia, ma il corpo è uno solo.
🔹 Né tornati, né andati davvero
Marco racconta di sentirsi sospeso.
“A Londra sono un italiano con nostalgia. A Padova sono un emigrato con accento straniero.”
La sua vita è un pendolo. Non vuole tagliare le radici, ma non può più vivere solo di affetti.
All’estero ha trovato opportunità. In Italia, senso di appartenenza.
Né qui né lì. Ma in entrambe le parti.
Conclusione
Le vite doppie sono quelle di chi ha deciso di non scegliere.
O forse non ha potuto.
Vivono in equilibrio instabile. Amano due mondi. Parlano due lingue. Sognano in un posto, si svegliano in un altro.
E se qualcuno chiede:
“Ma tu, dove vivi davvero?”
La risposta è sempre la stessa:
“Dipende dal giorno. E dal cuore.”
I nomi e i luoghi citati in questo capitolo sono fittizi. Ogni somiglianza con persone o situazioni reali è puramente casuale – o tristemente comune.