
A chi oggi si limita a criticare il governo in carica dai salotti benestanti, dai talk show o dagli editoriali patinati, servirebbe un po’ di memoria e più onestà intellettuale.
No, non è stato questo governo a firmare trattati che hanno svuotato la politica industriale europea.
Non è stato questo governo a piegarsi, anno dopo anno, a logiche che hanno impoverito la voce dell’Italia nei consessi internazionali.
E non è stato questo governo a preferire il silenzio pur di ricevere “buoni voti” a Bruxelles.
L’Europa di oggi – burocratica, lenta, sbilanciata – è figlia di scelte antiche, di una classe dirigente che troppo spesso ha anteposto il prestigio personale all’interesse nazionale. E ora, quegli stessi ambienti che hanno taciuto o applaudito, si ergono a giudici severi di chi prova – tra mille ostacoli – a cambiare rotta.
Chi critica ha il diritto di farlo. Ma ha anche il dovere di ricordare.
Perché chi ha contribuito al problema, oggi non può limitarsi a insultare chi prova a trovare una soluzione…………………………