“Più IMU per tutti!” – Quando i borghi tassano la loro stessa agonia

📍 Pensieri Scomposti #10 – Satira civile ad alta quota fiscale


In certi borghi italiani non nasce un bambino da anni.
Le scuole sono in bilico, le botteghe trasformate in magazzini o garage, le attività ridotte al minimo, il piccolo artigianato scomparso, il medico presente solo a giorni alterni.
I giovani continuano ad andar via, i vecchi resistono finché possono.
E quando non possono più, restano le case vuote, le persiane chiuse e i cartelli “Vendesi” che ingialliscono sotto il sole e la neve.

Eppure, in questo scenario di declino, c’è una cosa che non manca mai: la puntualità delle tasse.
Anzi, in certi casi, l’aumento.


📈 La tassa che sale mentre il paese scende

Parliamo dell’IMU, l’imposta municipale sugli immobili.
Era nata per colpire la rendita immobiliare, per far pagare chi speculava su case e terreni.
Ma nei borghi spopolati, la rendita non c’è.
Non ci sono investitori, non ci sono seconde case affittate a turisti, non ci sono compravendite milionarie.
Eppure l’IMU è lì, applicata con lo stesso metro di una metropoli.

Il paradosso è che in questi piccoli comuni la platea di contribuenti si restringe ogni anno.
E così, per mantenere le entrate, si aumenta la pressione su chi resta o su chi, pur vivendo altrove, mantiene un legame con il paese attraverso la casa di famiglia.


🏚 Case ereditate: patrimonio o condanna?

Prendiamo il caso tipico: hai ereditato la casa dei nonni in montagna.
Magari è un edificio vecchio, con il tetto che perde, con la strada che in inverno diventa una pista di ghiaccio.
Non ci vivi, non la affitti, non la usi come rendita.
Eppure, ogni anno, ti arriva il bollettino dell’IMU.

Il risultato?
Molti scelgono di vendere a prezzi irrisori, quando trovano un acquirente.
Altri lasciano marcire, perché ristrutturare costa più di quanto valga l’immobile sul mercato.
E intanto il borgo perde pezzi, letteralmente: pezzi di tetto, di muro, di identità.


💸 “Servono fondi per il bilancio”

Questa è la motivazione ufficiale.
Ed è vero: i piccoli comuni hanno bilanci fragili, costi fissi da coprire e sempre meno entrate.
Ma la domanda resta: è sostenibile chiedere di più a chi già non trae alcun beneficio dai servizi?
È lungimirante spremere un limone che ormai è secco?

Il rischio è evidente: si incassa oggi, ma si perde domani.
Si porta a casa qualche migliaio di euro in più, ma si contribuisce allo svuotamento definitivo del paese.
Perché chi già vive altrove e si sente “punito” per conservare un bene affettivo, prima o poi taglierà quel legame.


🚪 Quando chiudi una porta… e nessuno la riapre

L’IMU alta nei borghi non è solo una questione di soldi: è un segnale.
Dice a chi è andato via: “Non tornare.”
Dice a chi ci vive: “Non sperare in un futuro migliore.”
E dice a chi vorrebbe investire: “Meglio farlo altrove.”

Il risultato è un effetto domino: meno residenti → meno servizi → meno attrattiva → meno residenti ancora.
E nel frattempo, il comune si trova con più ruderi e meno cittadini contribuenti.


📊 Altri modelli sono possibili

Ci sono esempi, in Italia e all’estero, di amministrazioni che hanno scelto la strada opposta:

  • IMU azzerata o ridotta per chi trasferisce la residenza nel borgo.
  • Incentivi a ristrutturare con detrazioni fiscali e contributi comunali.
  • Canoni agevolati per chi apre un’attività commerciale o un laboratorio artigiano.

Risultato?
In alcuni casi, un ritorno di famiglie, giovani coppie, piccole imprese locali.
Non miracoli, ma piccoli segnali di inversione di tendenza.


🎯 La scelta: cassa o futuro?

Le tasse sono uno strumento, non un fine.
Possono essere usate per fare cassa, oppure per stimolare sviluppo e coesione sociale.
Nei borghi spopolati, il vero coraggio amministrativo sta nel rinunciare a qualche entrata immediata per investire sul domani.

Immaginate:

  • Zero IMU per chi compra e ristruttura entro 5 anni.
  • Sconti a chi apre un’attività che crea almeno un posto di lavoro locale.
  • Premi fiscali per chi riporta un nucleo familiare stabile.

Sì, servono fondi per farlo.
Ma servono soprattutto visione e la capacità di chiedere sostegno a livello regionale e nazionale, invece di spremere sempre le stesse, poche, tasche.


🤔 Conclusione

In un paese che si svuota, l’IMU dovrebbe essere una leva, non un cappio.
Dovrebbe dire: “Torna, investi, resta.”
Non: “Paga, ringrazia e stai lontano.”

Cari sindaci, cari amministratori: l’aumento delle aliquote può riempire una voce di bilancio, ma svuota un paese.
E quando un borgo perde i suoi abitanti, non lo salva più nemmeno la tassa più alta del mondo.

Perché l’unica cosa che, in certi luoghi, cresce più dell’IMU… è la rassegnazione.


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