Episodio 21 – Pasqua a San Martino di Castrozza

Il tempo dell’attesa, il lavoro condiviso e l’inizio di un’estate da immaginare

San Martino di Castrozza non era solo neve, sci e cartoline invernali.
A primavera, il paese si trasformava.
La neve si scioglieva piano lungo le strade, il cielo si apriva in spazi azzurri e puliti, le Dolomiti sembravano più vicine, quasi a voler proteggere chi passava di lì. Era un luogo romantico senza volerlo, fatto di silenzi ovattati, passeggiate lente e un’aria che sapeva di respiro e promessa.

Matteo Ferri lo conosceva bene.
Ci era già stato due volte: una d’estate, l’altra a Natale. Ma quella Pasqua era speciale.
Per la prima volta, condivideva quell’esperienza con Eleonora.

Arrivarono nel primo pomeriggio, in perfetto orario per il pranzo del personale, che come sempre veniva servito alle 11:30.
Erano partiti in cinque: Matteo, Eleonora, Elena e due ragazzi del convitto. Il viaggio in pullman era stato tranquillo, pieno di battute e musica bassa nelle cuffiette.
Matteo ed Eleonora, seduti vicini, si scambiavano sguardi, parole leggere, riflessioni.
Quel tempo tra la partenza e l’arrivo fu il preludio di qualcosa di più grande.

Dopo aver preso possesso delle stanze, Matteo portò Eleonora in lavanderia.
Lei osservava tutto con attenzione: il rumore delle macchine, il profumo di sapone, il via vai ordinato delle cameriere. La guardarobiera la accolse con gentilezza e, sin dal primo giorno, Eleonora si dimostrò all’altezza. Precisa, affidabile, instancabile.
Sapeva persino ricamare: lo scoprì per caso, quando ricucì un fazzoletto con una tale delicatezza che la guardarobiera restò a guardarla in silenzio.

Elena, che già conosceva gli ambienti e i ritmi, riprese il proprio lavoro senza problemi.
Matteo invece, già operativo dal pomeriggio del primo giorno, si muoveva tra la sala e il buffet con la solita eleganza discreta. Nei momenti liberi, però, era con loro: bastava un’ora per uscire, prendere un caffè, camminare tra le luci gialle dei lampioni e ridere come tre fratelli fuori dal tempo.

Le serate erano semplici e piene.
Una pizzeria nel centro del paese, con tovaglie a quadretti e finestre appannate.
Le chiacchiere che si allungavano anche dopo il dolce.
E poi passeggiate brevi, senza fretta, tra la neve che si scioglieva e le vetrine chiuse.
Una sera trovarono una piccola bottega che vendeva marmellate e peluche fatti a mano: Eleonora si innamorò di un orsetto con la sciarpa di lana. Matteo tornò di nascosto il giorno dopo per comprarglielo.

Il giorno di Pasqua, Matteo si alzò presto per apparecchiare il salone per il pranzo.
Eleonora lavorava di là, ma ogni tanto si incrociavano: un cenno, uno sguardo, una parola rapida.
Quel giorno, verso sera, Matteo riuscì a ottenere un’ora libera.
Concordò tutto con la guardarobiera e raggiunse Eleonora.
Le porse l’orsetto e disse:
— “Buona Pasqua.”
Lei sorrise, con quel sorriso che lasciava sempre un po’ senza fiato, e lo abbracciò piano.
Fu un momento piccolo. Eterno.

Tornati a Trento dopo la Pasqua, Matteo affrontò il periodo degli esami.
Eleonora, dal canto suo, si portava dentro quell’esperienza come un segreto da custodire.
Aveva lavorato bene, si era fatta apprezzare, e ora veniva invitata a tornare per la stagione estiva.

Matteo studiava con intensità.
Non solo per sé, ma anche per gli altri.
Eleonora, che aveva avuto difficoltà con francese e tedesco, riuscì a recuperare.
Lo aiutavano i suoi occhi, il suo ascolto, la fiducia che riponeva in lui.

A metà maggio, quando arrivarono i risultati, fu promosso con il massimo dei voti.
E, come ogni anno, restava da scoprire la destinazione per l’estate.

Una mattina di fine maggio, il direttore lesse l’elenco.
Quando pronunciò:
— “Ferri Matteo – Isola d’Elba – Hotel Hermitage”
Matteo alzò le sopracciglia e lasciò andare un «Uhaaaaaa!» che fece sorridere tutti.
Era felice. E sapeva che quella felicità non era solo sua.

I saluti con Eleonora furono brevi. Ma intensi.
Sapevano che si sarebbero rivisti presto.
Lei pianse un po’, lui trattenne a fatica l’emozione.
Elena, accanto a loro, non disse nulla. Ma li strinse entrambi, come si fa con le cose belle che non si vogliono perdere.

← Torna alla Copertina Vai al Capitolo 1 →