Episodio 24-un’estate all’Hermitage – tra lavoro e meraviglia

“L’Hotel Hermitage all’Isola d’Elba, con la sua piscina affacciata sul mare. Qui Matteo e i suoi compagni vissero un’estate indimenticabile tra lavoro e scoperte.”

Matteo e gli altri ragazzi si ambientarono rapidamente all’Hotel Hermitage. Non era il loro primo impiego stagionale, e l’esperienza accumulata facilitava l’inserimento. Ma l’Hermitage non era un albergo qualunque. Situato in una posizione privilegiata, a pochi passi dal mare, si presentava come una struttura ampia e raffinata, con un corpo centrale a due piani e numerosi bungalow sparsi nella macchia mediterranea. Dai vialetti tra i pini si aprivano scorci improvvisi di mare, e ogni finestra sembrava affacciarsi su un angolo di paradiso.

La piscina centrale, i campi da tennis e l’ampio parco rendevano l’hotel una meta esclusiva, frequentata da una clientela esigente e abituata a un servizio impeccabile. Per i giovani studenti del convitto era una sfida: imparare a lavorare in un contesto di lusso significava misurarsi ogni giorno con richieste che non lasciavano spazio a errori.

Ai ragazzi furono affidati i ruoli meno prestigiosi, com’era naturale. Le mance seguivano il sistema del “tronco”: tutte raccolte in un cassetto comune e poi distribuite in base alla qualifica. I commis della scuola ricevevano la quota più bassa, il “3”, mentre si saliva gradualmente fino ai maitre di primo livello, che arrivavano al “18”. Per Matteo e i compagni era una lezione chiara: ognuno aveva il proprio posto, e la strada per salire passava attraverso impegno e disciplina.

Il lavoro si articolava in tre turni: colazione, pranzo e cena. La mattina, molte richieste riguardavano la colazione in camera. Alcuni bungalow erano lontani, e portare un vassoio colmo di cibo attraverso i sentieri nel bosco poteva richiedere dieci minuti sotto il sole già caldo. Matteo, nei primi giorni, arrancava, ma presto comprese che quelle prove lo stavano temprando. Ogni passo, ogni consegna, era parte del mestiere che aveva scelto.

Eppure l’Elba non era soltanto lavoro. Era anche un’isola di meraviglie. Le scogliere che si tuffavano nel Tirreno, le spiagge dorate, i borghi dai colori pastello: ogni momento libero diventava un invito alla scoperta. Nei pomeriggi di pausa, i ragazzi scendevano alla spiaggia accanto all’hotel. Matteo, che non era mai stato davvero al mare, lì imparò a nuotare. Le prime bracciate furono timide, con l’acqua che sembrava troppo grande per lui, ma i compagni lo incoraggiarono. Ben presto si lasciò andare alla libertà del corpo sospeso tra le onde, scoprendo un piacere nuovo e inaspettato. Quelle nuotate, sempre più sicure, divennero il suo rito di iniziazione all’estate.

La sera, finiti i turni, capitava di scendere nel paese vicino per una passeggiata, o di organizzare piccole gite con colleghi più grandi. Portoferraio con il suo porto animato, Porto Azzurro con la piazzetta affacciata sul mare, Marciana Marina e Marina di Campo con i loro lungomare vivi: un film al cinema, una pizza, una sosta in gelateria. Momenti semplici, ma indimenticabili.

Rispetto alla stagione precedente a Gressoney, il salto era evidente. Lì avevano lavorato al Busca Thedy, un albergo prestigioso e di grande tradizione. Nonostante i rinnovi, però, manteneva un’aria un po’ datata, legata al suo passato. All’Hermitage, invece, tutto era moderno, ampio, pensato per il lusso e il comfort. La differenza non stava solo negli ambienti, ma soprattutto nella clientela, abituata a standard altissimi e capace di accorgersi di ogni minimo dettaglio. Per Matteo era stimolante, ma anche impegnativo: qui non c’era margine per l’improvvisazione.

Eppure, tra la fatica e la tensione, restava spazio per amicizie e sorrisi. Spesso, al termine di una giornata, bastava fermarsi sul vialetto che scendeva al mare per capire che quell’esperienza non era solo un lavoro stagionale. Era un banco di prova, un tassello della sua crescita. L’aria salmastra, le voci dei colleghi, il rumore delle onde si mescolavano in un’estate che Matteo sentiva destinata a restargli dentro per sempre.