
Dalle spiagge vuote agli ombrelloni d’oro: vacanze italiane in saldo solo per chi non può permettersele
Un tempo la famiglia media italiana scendeva al mare con la 127, la borsa frigo e la Settimana Enigmistica. Oggi, la stessa famiglia scende al bancomat… e torna a casa. È questa la fotografia dell’estate italiana: spiagge bellissime ma vuote, ombrelloni dorati ma deserti, e un ceto medio che non si mette più in costume, ma resta in mutande.
Un tempo l’estate italiana era una cosa semplice: bastava poco. Un ombrellone piantato nella sabbia, un ghiacciolo all’anice e la giornata era fatta. Oggi, invece, l’unico ghiacciolo che ti puoi permettere è quello del freezer di casa, da gustare sul balcone con vista parcheggio.
Il ceto medio in mutande (ma non in costume)
Gli stipendi sono fermi, i prezzi corrono, e mentre la politica promette miracoli, il cittadino medio fa il miracolo più grande: arrivare al 27 del mese senza dover ipotecare la moka del caffè.
Il problema è che, con l’estate, torna la domanda esistenziale: “Dove andiamo in vacanza?”
La risposta è sempre più triste: “Al massimo in balcone, se non ci piove.”
Altro che ferie al mare: ormai il ceto medio va in vacanza solo sulle foto dei cataloghi turistici. Quelle stesse foto che vengono usate per illustrare gli articoli su “spiagge deserte in Italia”. Ma non deserte per mancanza di bellezza, anzi: deserte perché nessuno si può permettere di starci.
Ombrelloni a prezzo di gioielli
Una volta l’ombrellone si divideva con il vicino, si stringevano i teli e si faceva amicizia. Oggi l’ombrellone te lo vendono come fosse un Rolex.
70, 80, anche 100 euro al giorno per due lettini e un po’ d’ombra. Più che lettini, sembrano leasing: ti sdrai, ma a rate.
E guai a pensare di portare la borsa frigo da casa: tra regolamenti assurdi e prezzi del bar da ristorante stellato, ti ritrovi a pagare sei euro un ghiacciolo che negli anni ’90 costava mille lire.
Morale: una famiglia di quattro persone, per fare una settimana al mare in Italia, spende come per una vacanza all-inclusive alle Maldive. Con la differenza che alle Maldive il mare è incluso, in Italia solo su richiesta e previa prenotazione.
La beffa dell’IMU
Ma la vera mazzata arriva dall’IMU. La seconda casa, che per generazioni è stata il rifugio estivo delle famiglie italiane, oggi è diventata un bancomat al contrario: invece di darti soldi, li succhia.
Così capita che milioni di italiani abbiano ancora una casa al mare, ma non ci vadano. Non per mancanza di voglia, ma per eccesso di tasse. La casa è lì, chiusa, triste, mentre il Comune ringrazia per l’incasso dell’imposta.
In pratica, la seconda casa non è più “la casa delle vacanze”, ma “la casa delle vacanze fiscali”. Vacanze per chi? Per le casse dello Stato, naturalmente.
Spiagge vuote, Comuni pieni
Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: chilometri e chilometri di spiagge vuote, stabilimenti che arrancano, e famiglie chiuse in casa a guardare la televisione.
Intanto i sindaci si fanno vanto delle entrate record grazie all’IMU e ai canoni balneari. È la grande magia italiana: un Paese con 7.500 chilometri di coste è riuscito a trasformare il mare in un deserto.
La Grecia, con le sue isole, accoglie turisti da tutto il mondo. La Francia, con la Costa Azzurra, continua a macinare presenze. L’Italia, con i suoi stabilimenti, macina nervi.
In Grecia il turista paga un caffè freddo. In Italia paga il caffè, il freddo e pure il ghiaccio.

Radical chic col mojito
E mentre il ceto medio rinuncia al mare e i turisti scelgono altre mete, ecco che spuntano loro: i radical chic da salotto. Quelli che in tv piangono sul destino delle spiagge italiane, salvo poi postare su Instagram le foto delle vacanze in villa a Mykonos, con didascalia “mare libero”.
Libero sì, ma solo per chi ha il portafoglio senza catene.
Quando parlano di “beni comuni”, intendono il Wi-Fi dell’hotel a cinque stelle.
Quando rivendicano il diritto di tutti a godere del mare, lo fanno sorseggiando un mojito da 18 euro servito da un cameriere filippino.
E alla fine la morale è sempre la stessa: predicare povertà è bellissimo, purché si possa farlo dalla terrazza panoramica.
Il finale amaro (ma non salato, quello è già del mare)
Così il Paese che ha inventato la villeggiatura rischia di diventare quello che l’ha abolita. Non per decreto legge, ma per logoramento economico.
Abbiamo reso impossibile al ceto medio di andare al mare, trasformando il sogno estivo in un incubo fiscale.
E allora, complimenti: l’Italia ha realizzato l’impresa più difficile di tutte. Fare un mare vuoto, senza bagnanti. Un mare senza onde, perché nessuno ha il coraggio di tuffarsi. Un mare che resta lì, bellissimo e inaccessibile, come un quadro in un museo troppo caro.
Ma almeno una consolazione c’è: se non possiamo permetterci l’ombrellone, possiamo sempre consolarci guardando le pubblicità delle agenzie di viaggio. Quelle, per ora, sono ancora gratuite.