Tra risate leggere e vuoti profondi, i gonfiabili nei borghi raccontano meglio di chiunque altro la condizione delle nostre comunità.

.In risposta a chi ha chiesto: “Quadro esilarante o sconsolante?”
Esilarante lo è, senza dubbio.
La scena di nonni e pensionati che, con i bastoni appoggiati al muro, provano l’ebbrezza di arrampicarsi su un castello gonfiabile ha qualcosa di irresistibile. Fa sorridere, fa ridere di cuore, perché restituisce un’immagine tenera e buffa insieme: quella di chi, nonostante gli anni, conserva ancora la leggerezza e la voglia di sentirsi vivo. È esilarante perché il gioco non ha età, perché rompe la routine, perché ci ricorda che ridere resta una delle forme più pure di libertà.
Ma allo stesso tempo è sconsolante.
Dietro la risata c’è un vuoto che non possiamo ignorare: in molti borghi non nascono bambini da anni. Le piazze, un tempo piene di voci nuove, oggi ospitano gonfiabili destinati a restare vuoti o, paradossalmente, a diventare parco giochi per chi ha superato la soglia della giovinezza. È sconsolante perché racconta una verità scomoda: la leggerezza degli anziani è bella, ma non può sostituire il silenzio di generazioni mancanti.
Ecco allora il paradosso dei nostri paesi: ridiamo e ci rattristiamo nello stesso momento. Ridiamo perché la scena è buffa, ci intenerisce, ci fa sorridere. Ma ci rattristiamo perché quel sorriso si posa su un vuoto che continua a crescere.
Forse è proprio qui la risposta: non è né solo esilarante né solo sconsolante. È entrambe le cose, insieme. Ed è proprio questa ambivalenza a descrivere meglio di qualunque discorso la condizione dei borghi oggi: un fragile equilibrio tra ironia e malinconia, tra resistenza e abbandono, tra il gioco che continua e il futuro che manca..