📜Tra semi antichi, applausi e paesi vuoti: il raccolto che non c’è

Applausi e semi al sicuro… ma i borghi chi li coltiva?

A Montenerodomo si è celebrata la XI edizione di “Saperi e Sapori Antichi a Iuvanum”, con un tema che da solo sembrava già una promessa: “Semi e viti d’Abruzzo – Una risorsa antica per il futuro”.

Un pomeriggio denso di interventi e di passione:

  • Oliva Menozzi e Patrizia Staffilani, archeologhe del Dipartimento D’Annunzio, hanno restituito al pubblico non soltanto i risultati della campagna di scavi 2025, ma anche la sensazione che la terra stessa volesse parlare. Pietre, semi e tracce di vite passate non sono reperti muti: raccontano di comunità che coltivavano, commerciavano, pregavano. Iuvanum non è soltanto un sito archeologico, è un ponte: tra ciò che eravamo e ciò che potremmo ancora essere. Le loro parole hanno fatto capire che il futuro non nasce dal nulla, ma germoglia se qualcuno ha la pazienza di scavare, di leggere e di restituire memoria.
  • Luciano Di Martino, Direttore del Parco Nazionale della Maiella, insieme all’agronomo Marco Di Santo, ha sottolineato l’impegno del Parco nella salvaguardia dei semi antichi, ricchezza fragile e identitaria. Semi che non sono solo botanica, ma radici vive di una civiltà montana che rischiamo di dimenticare.
  • Aurelio Manzi, etnobotanico, ha intrecciato storia e natura con un affresco sulla viticoltura tradizionale abruzzese, ricordando che ogni tralcio custodisce la memoria di chi lo ha potato prima di noi.
  • Camillo Zulli, direttore ed enologo della Bio Cantina Orsogna, ha presentato il progetto “Pe Nin Perde la Sumente”, dedicato al recupero dei vitigni storici della Maiella Orientale: non un gesto nostalgico, ma un investimento concreto sul futuro agricolo del territorio.

Moderati da Francesca Passalacqua, con i saluti istituzionali del sindaco Angelo Piccoli e del presidente del Geoparco UNESCO Lucio Zazzara, gli interventi si sono chiusi con un brindisi offerto dalla Cantina di Orsogna. Vino, storia e comunità: una cornice perfetta.

Eppure, tra un applauso e un calice, una domanda resta sospesa.

I semi antichi sono stati messi al sicuro, i vitigni recuperati, la memoria celebrata. Ma chi si prende cura dei paesi, che intanto continuano a svuotarsi?

Non è una polemica, ma una constatazione. Senza giovani che restano, senza famiglie che vivono quotidianamente queste strade, il rischio è di avere vigne salve e comunità perdute.

Concludendo: i semi germoglieranno, certo. Ma se i borghi non torneranno a germogliare di vita, il raccolto resterà incompleto.

Applausi e semi al sicuro…

✍️ Il Sognatore Lento – Rubrica Pensieri Scomposti