Dall’Ater L’Aquila alle cronache nazionali: quando un pranzo diventa più simbolico delle case popolari

Il 5 agosto, in un elegante ristorante dei Parioli a Roma, è andata in scena una tavolata che ha fatto discutere. Cinque persone, un menu degno delle migliori riviste gastronomiche: ostriche e scampi, polpo alla brace, scorfano, frutta e tiramisù. A bagnare il tutto, champagne da 100 euro e mezzo litro di Sauternes francese, color giallo oro, servito come accompagnamento al dessert.
Un pranzo raffinato, esclusivo, che difficilmente si assocerebbe alla missione di un ente pubblico che si occupa di edilizia popolare. E invece la notizia – riportata da Il Centro e poi ripresa su scala nazionale – riguarda proprio il direttore dell’Ater L’Aquila.
La fattura e la “svista”
Secondo quanto emerso, il conto sarebbe stato inizialmente intestato all’Ente. Da qui lo scoppio della polemica: può un pranzo del genere, in un ristorante tra i più esclusivi dei Parioli, finire tra le spese di un’azienda pubblica che dovrebbe occuparsi di case popolari e famiglie in difficoltà?
Il direttore si è difeso parlando di un errore del locale: avrebbe pagato con la propria carta personale, ma il ristorante – che lo conosce bene come cliente abituale – avrebbe automaticamente intestato la fattura all’Ater. «Una svista – ha spiegato – che verrà corretta non appena riaprirà il ristorante, attualmente chiuso per ferie».
Una giustificazione che, sul piano formale, può anche reggere. Ma che sul piano simbolico resta pesante come un macigno.
Questione di percezione
Perché la verità è semplice: al cittadino comune non interessa se il conto sia stato saldato con una carta personale o con i fondi dell’Ente. Ciò che resta impresso è l’immagine di chi, mentre dovrebbe occuparsi di edilizia popolare, passa un pranzo ai Parioli tra ostriche e champagne.
Nella percezione collettiva, un gesto simile non è mai neutro. È il segnale di una distanza enorme tra chi governa le istituzioni e chi vive nei quartieri popolari, spesso con affitti difficili da sostenere o in attesa di un alloggio.
Ostriche contro mattoni
E allora, al di là delle “sviste”, la questione si fa politica e sociale. Perché in Italia – e in Abruzzo non fa eccezione – il problema casa è drammatico: liste di attesa infinite per un alloggio, edifici da ristrutturare, giovani coppie che non possono permettersi un affitto.
In questo contesto, vedere il nome dell’Ater associato a ostriche e champagne significa infliggere una ferita simbolica. È come dire: mentre voi fate i conti con mutui e sfratti, noi ci godiamo un pranzo da 300 euro.
E anche se non fosse stato davvero così, l’effetto resta.
La responsabilità della sobrietà
Un dirigente pubblico non rappresenta solo se stesso. Porta addosso un ruolo, una funzione, una responsabilità.
La sobrietà non è un optional: è la condizione minima per mantenere credibilità. E non riguarda solo i bilanci ufficiali, ma anche i gesti privati che diventano inevitabilmente pubblici.
In fondo, basterebbe poco: scegliere luoghi meno sfarzosi, evitare di ostentare pranzi che stonano con la missione dell’Ente, mantenere la distanza tra “vita privata” e incarico pubblico.
Una “svista” che costa fiducia
La difesa punta tutto sulla parola “svista”. E forse è vero: dal punto di vista tecnico, la fattura potrà essere corretta e l’errore archiviato.
Ma dal punto di vista etico, la fiducia non si corregge con una penna.
Perché la fiducia è come un vetro: basta una crepa, e anche se lo incolli resta il segno.
E la politica?
In casi come questi, la politica locale e nazionale dovrebbe intervenire non solo per fare chiarezza, ma per ricordare che il ruolo pubblico non si misura soltanto con i bilanci, ma anche con l’esempio.
Non basta dire: “Non abbiamo chiesto il rimborso”. Bisogna dimostrare che chi guida un ente che si occupa di edilizia popolare vive con la consapevolezza di rappresentare migliaia di famiglie.
Altrimenti la distanza tra palazzi e cittadini non farà che aumentare.
Conclusione
Non è questione di un pranzo o di una fattura sbagliata. È questione di credibilità.
Se a tavola volano ostriche, nelle case popolari non può restare solo l’amaro in bocca.
✒️ Sotto il cielo