
Un legame che viene da lontano
Sono nato nel 1955 e appartengo a una generazione che ha visto l’America come un faro di libertà, opportunità e speranza.
Per noi, cresciuti negli anni del dopoguerra, gli Stati Uniti non erano soltanto un paese lontano, ma un modello da ammirare: il Paese che aveva contribuito a liberarci dal nazifascismo, che ci aveva sostenuti con il Piano Marshall, che portava nel mondo modernità, cinema, musica e democrazia.
Essere “pro America” era naturale. L’America rappresentava un sogno, un’alleata a cui essere grati, un gigante che ci faceva sentire più sicuri in un mondo diviso in blocchi.
L’Europa non è un continente minore
Non dobbiamo però dimenticare che l’Europa ha dato al mondo molto di più.
Non solo arte, cultura e scienza: ha costruito nei secoli valori di civiltà, di diritto e di progresso.
Senza l’Europa, l’America non sarebbe quella che conosciamo: milioni di emigranti hanno portato oltre l’oceano lingue, tradizioni, idee e conoscenze che hanno plasmato quel continente nuovo.
Per decenni sembrava che fossimo amici veri, legati da interessi comuni e da un’alleanza solida. Oggi, però, lo scenario è cambiato.
L’impressione di essere “scaricati”
Davanti ai conflitti che ci circondano e alle sfide globali, molti europei hanno la sensazione che gli Stati Uniti ci stiano lasciando indietro.
Non più il “fratello maggiore” che ci protegge, ma un Paese che difende i propri interessi, anche a costo di lasciare i vecchi alleati a cavarsela da soli.
In realtà questo processo non nasce oggi: già da anni gli Stati Uniti chiedono all’Europa di assumersi più responsabilità, di non vivere sotto l’ombrello americano senza pagare il prezzo.
Che cosa deve fare l’Europa?
La risposta è semplice ma impegnativa: prendere atto della realtà e smettere di sentirsi debole.
Perché l’Europa ha le forze:
- è la terza economia più grande del mondo;
- ha una popolazione istruita, creativa e innovativa;
- possiede risorse naturali e tecnologiche;
- custodisce un patrimonio culturale e morale unico.
Non può continuare a vivere nell’ombra degli altri. L’America va trattata con rispetto, ma senza sudditanza. Non più amici ciechi, non rivali, ma interlocutori alla pari.
Camminare con le proprie gambe
Se l’America vuole scaricarci, bene: l’Europa deve imparare a camminare da sola.
Senza elemosinare aiuti, senza presentarsi come un continente fragile e dipendente.
Serve una politica estera comune, una difesa comune, una capacità reale di decidere. Serve, soprattutto, che i cittadini europei si sentano parte di un progetto più grande: non solo tedeschi, italiani, francesi o spagnoli, ma europei uniti da valori e destino.
Orgoglio europeo, non antiamericanismo
Questo non è un discorso antiamericano.
È un discorso di orgoglio europeo.
L’Europa ha tutto ciò che serve per non chiedere l’elemosina, ma per sedersi ai tavoli del mondo a testa alta.
Essere amici dell’America non significa essere sudditi. Guardare al futuro non significa voltare le spalle alla storia.
La vera sfida è questa: restare europei senza chiedere permesso a nessuno.