
Alcuni giorni prima di Natale, durante un servizio in sala, Matteo notò un tavolo da tre persone: un uomo, un ragazzo e una signora più anziana che poteva sembrare la madre dell’uomo, quindi forse la nonna del giovane. Per lui non aveva nulla di particolare: a sedici anni, nei ranghi in cui lavorava, i clienti erano tutti uguali. Non aveva modo di servirli direttamente, il suo compito si limitava a portare le pietanze sul tavolino di servizio e lasciar fare ai colleghi.
Fu il pomeriggio della Vigilia che accadde qualcosa di inatteso. Prima di lasciare la sala, il ragazzo del tavolo si avvicinò a Matteo. Lo fece con garbo, un sorriso rispettoso e un tono gentile.
— Mi scusi, posso farle delle domande?
Matteo, sorpreso, rispose subito:
— Ma certo, signore.
Il ragazzo rise.
— Io mi chiamo Francesco. Piacere.
— Piacere, signore, replicò Matteo, mantenendo il lei come gli era stato insegnato.
Francesco lo guardò incuriosito.
— Senta, perché non ci serve mai? Lei porta i piatti sul tavolino e basta… non la vedo al nostro tavolo.
Matteo spiegò che il suo ruolo era quello di commis de suite, sempre in movimento tra cucina e sala, senza contatto diretto con i clienti. Francesco annuì con attenzione, quasi divertito. Poi cambiò tono:
— E questa sera, lei uscirà?
— Sì, signore. E spero anche di andare alla Messa di mezzanotte.
— Posso venire con te? chiese Francesco senza esitazione.
Matteo rimase spiazzato. Dopo un attimo, rispose:
— Sì… però il signore tuo padre deve chiedere al maître se sei autorizzato a uscire con me.
Il ragazzo sorrise, tornò al tavolo e pochi minuti dopo il primo maître si avvicinò a Matteo.
— Matteo, questa sera accompagni il giovane in chiesa. Con il massimo rispetto.
Il gala della Vigilia
La sera del 24 dicembre l’albergo indossò l’abito più elegante. Le sale erano decorate con festoni discreti, candele accese e addobbi sobri ma raffinati. Sul pianoforte a coda, un musicista alternava brani natalizi e melodie classiche, mentre i camerieri si muovevano con gesti precisi.
I tavoli, illuminati da luci soffuse, brillavano di calici pronti a ricevere lo champagne. Ogni portata usciva dalla cucina come un piccolo capolavoro: antipasti elaborati, pesce servito con cura, dolci che sembravano sculture. Tutto era studiato nei minimi dettagli, dall’ordine delle pietanze fino al sorriso con cui venivano presentate.
Per Matteo, che correva instancabile avanti e indietro, quella serata fu un susseguirsi di vassoi e di corse, ma anche l’occasione per osservare come la ristorazione potesse diventare arte.
Il servizio si concluse oltre le undici. Matteo corse in camera, si cambiò in fretta e scese all’ingresso. Francesco era lì, ad aspettarlo, elegante nel suo abbigliamento invernale.
La Messa di mezzanotte

La chiesa del paese era vicina, ma gremita all’inverosimile. Restarono in piedi per tutta la funzione, mescolati alla folla. L’odore di incenso, le candele accese, il coro che intonava i canti: tutto contribuiva a creare un’atmosfera intensa e familiare. Matteo e Francesco si scambiarono poche parole, ma bastava lo sguardo per capire che quel momento li stava unendo.
All’uscita, nel gelo pungente della notte, Francesco lo guardò deciso:
— No, non torniamo subito. Dove si va adesso?
La serata al bar
Matteo lo condusse al bar dove si riunivano i colleghi dei vari alberghi. Era grande, ma quella notte straripava di gente. Appena entrati, un conoscente dell’Hotel La Torre li chiamò al suo tavolo. Con lui c’erano altri ragazzi e soprattutto Anna, la sorella, bella e sorridente, che lavorava come cameriera ai piani.
Matteo fece le presentazioni e Francesco si inserì subito con naturalezza, come se fosse uno di loro. Quando gli chiesero dove lavorasse, Matteo intervenne in fretta:
— Ha preso servizio ieri, è nuovo.
Gli altri annuirono. Francesco non disse nulla, ma più tardi, in disparte, chiese spiegazioni. Matteo sorrise:
— Era meglio così. Con noi sei uno del gruppo, non un cliente.
La serata continuò tra chiacchiere, risate e brindisi. Verso le due Anna disse che era ora di rientrare. Tutti si alzarono e, come sempre, si pagò “alla romana”. Per Francesco pagò Matteo.
— È appena arrivato, non può avere soldi con sé, disse, togliendo ogni dubbio.
Il bar si trovava qualche centinaio di metri più in basso rispetto all’Hotel La Torre, e quindi ancora più distante dai Duchi d’Aosta. Nel cammino di ritorno Francesco parlò quasi tutto il tempo con Anna. Alla fine, davanti agli alberghi, ci si salutò con l’intesa di rivedersi la sera successiva.
Prima di separarsi, Francesco guardò Matteo ridendo:
— Senti, Nicola, domani sera si esce di nuovo. Tanto paghi tu, perché io sono nuovo.
Matteo gli tirò una palla di neve. Francesco scoppiò a ridere.
Solo Michele, l’amico di Matteo della Torre, non poté fare a meno di osservare a bassa voce:
— Sarà pure nuovo… ma è vestito bene. Guarda che piumino, che scarpe da neve. Noi invece, tutti alla buona.
Il ricordo
Matteo non rispose. Dentro di sé, però, sapeva di aver vissuto un momento unico: un incontro che poteva capitare solo ai figli del secondo binario, quando per una sera le differenze sociali spariscono e restano soltanto il rispetto e l’amicizia di due ragazzi.
Molti anni dopo, ricordando quella notte, avrebbe pensato che forse non era stata solo la Messa di mezzanotte a scaldargli il cuore, ma la certezza che, anche in un mondo fatto di ruoli e gerarchie, esistono momenti in cui si è tutti uguali: ragazzi che cercano la loro strada, con la stessa voglia di vivere e di sentirsi parte di qualcosa.
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