Episodio 31 – Il Natale tranquillo e la sorpresa della nonna

Il Natale al Sestriere passò senza scosse: i ritmi serrati, le colazioni, i pranzi, le cene, tutto seguiva il filo già noto delle giornate di stagione. La vigilia aveva avuto il sapore speciale della Messa di mezzanotte e dell’incontro con Francesco; il giorno dopo, invece, fu segnato da una calma diversa, quasi familiare.

Il pranzo di Natale aveva richiesto la massima attenzione, ma l’atmosfera era meno formale del gala della sera precedente. In sala, le luci erano più calde, i camerieri si muovevano con una solennità più pacata e i clienti apparivano rilassati. Sui tavoli sfilavano piatti che univano tradizione e raffinatezza: cappelletti in brodo serviti in cocotte individuali, filetti di trota salmonata guarniti con erbe alpine, faraone ripiene e, a chiudere, tronchetti di Natale ricoperti di cioccolato. Era un pranzo che sapeva di festa, con profumi familiari anche in quel contesto elegante.


La sorpresa della nonna

Dopo il servizio del pranzo, mentre Matteo stava riordinando in disparte, accadde qualcosa che non avrebbe dimenticato. La signora anziana del tavolo di Francesco – quella che lui aveva sempre visto composta, elegante, con uno sguardo che custodiva discrezione – si avvicinò a lui con passo lento.

Senza dire una parola, con un gesto naturale, quasi svagato, infilò qualcosa nella tasca della sua giacca. Poi gli rivolse un sorriso lieve e si allontanò.

Matteo, sorpreso, si appartò in un angolo e mise la mano in tasca. Tirò fuori un pacchetto di soldi. Rimase senza fiato: “Mamma mia, quanti per una mancia…” fu il primo pensiero. E subito il ricordo corse a Francesco: forse era stato lui a parlare con la nonna.

Per Matteo, quella era una mancia, e come tale andava trattata. Senza esitazione si recò dallo chef de rang, che raccoglieva le mance del rango. A Sestriere non c’era il tronco comune delle mance: ogni rango aveva la propria cassa.

— È una mancia, disse Matteo, porgendo il denaro e spiegando l’accaduto.

Lo chef de rang esitò, colto di sorpresa.

— No, queste ti spettano… Non erano destinate al rango, ma a te.

Matteo scosse la testa.

— Sono mance, e le mance si consegnano.

Lo chef lo fissò in silenzio, poi sorrise. Lo prese da parte e, abbassando la voce, gli disse:

— Lei è la nonna. Lui, il padre del ragazzo, è un industriale del Bresciano. Ha perso la moglie due anni fa. Francesco ha più o meno la tua età.

Quelle parole rimasero impresse nella memoria di Matteo più del denaro stesso. In quel Natale, dietro l’eleganza e il silenzio dei gesti, scoprì che le mance potevano raccontare storie, rivelare ferite nascoste, costruire legami invisibili.


Una nuova amicizia

Da allora Francesco, sia nel pomeriggio quando Matteo usciva, sia la sera dopo il servizio, cercò sempre la sua compagnia. Si fa per dire, perché a partire da Natale aveva iniziato a flirtare con Anna, la sorella di Michele, con la naturalezza e l’entusiasmo dei ragazzi della loro età.

Nel frattempo, tra un’uscita e l’altra, Francesco cominciò ad aprirsi. Raccontò a Matteo la sua storia: avevano esattamente la stessa età, sedici anni, ma frequentava il primo liceo (allora il percorso scolastico era ancora strutturato con il IV e V ginnasio, seguiti dal I, II e III liceo). Gli confidò della perdita della madre, avvenuta due anni prima, e della solitudine che spesso lo accompagnava, nonostante tutto il benessere che la sua famiglia possedeva.

Più di una volta gli disse con gratitudine:

— Sto vivendo un bellissimo Natale. Ti ringrazio sempre.

Per Matteo quelle parole furono più preziose di qualsiasi mancia: erano la prova che, anche dietro ruoli e mondi diversi, poteva nascere una vera vicinanza, una fratellanza improvvisa.


La sera di Natale

Quella sera Francesco confessò a Matteo che Anna gli piaceva davvero. Matteo, diretto, lo mise davanti a una scelta chiara:

— Se ti interessa, dillo subito e senza giri di parole. Spiega la situazione ad Anna, altrimenti non usciremo più insieme.

Francesco non esitò. Al bar, la chiamò in disparte e le raccontò tutto. Michele, che osservava da lontano, chiese incuriosito:

— Ma che cosa le sta dicendo?

Matteo sorrise e lo rassicurò:

— Sta solo dicendo la verità.

Michele rise di gusto:

— Ah, allora avevo ragione! C’era qualcosa che non quadrava. Altro che nuovo, altro che senza soldi… vai al diavolo!

Quando tornarono al tavolo, Francesco e Anna erano mano nella mano. Per la prima volta Francesco disse con decisione:

— Questa sera offro io. Quello che vi offro non ripaga certo il favoloso Natale che sto vivendo, ma è il minimo.

Ordinò un sacco di cose da bere e da mangiare, e quando arrivarono altri amici, fece lo stesso. La serata scivolò tra risate e brindisi, e per tutti fu chiaro che Francesco, da cliente, si era trasformato in uno del gruppo.

Verso le due, come sempre, fu Anna a suonare la ritirata. Quella notte si rimase un po’ più a lungo del solito, ma non oltre misura: il giorno dopo la stagione li attendeva di nuovo con i suoi ritmi serrati.


Un Natale diverso

Tornando in camerata, Matteo si sentiva stanco, ma col cuore leggero. Sapeva che quella sera aveva segnato un passaggio importante: Francesco non era più soltanto “il ragazzo del tavolo”. Era diventato un amico, e soprattutto aveva trovato il coraggio di vivere con sincerità un Natale diverso, tra sconosciuti che ormai non lo erano più.

E per Matteo restava la certezza che, anche in un mondo di gerarchie rigide, potevano esistere serate in cui si era tutti uguali: ragazzi che cercavano la loro strada, con la stessa voglia di vivere e di sentirsi parte di qualcosa.

← Torna al capitolo 30 – Vai al Capitolo 32→