Italia tra Berlino e Pechino

Cronache di un equilibrista senza rete

Nel grande circo europeo, si apre il numero degli equilibristi. Germania fa il giocoliere con i dazi: prima li vuole, poi non li vuole più, purché non tocchino la Mercedes. La Francia urla “autonomia strategica!”, ma poi sogna una Peugeot con il filtro TikTok integrato.

E l’Italia?
Sta in bilico, su un filo teso tra Berlino e Pechino.
Sotto, niente rete. Solo promesse elettorali scadute.

Meloni osserva, riflette, prende tempo.
Letta, quando c’era, faceva lo stesso ma con più powerpoint.
Conte ci aggiungeva due dirette Facebook.
Salvini? Suggerisce di produrre auto italiane “con l’anima”.
Calenda twitta contro tutti, compreso se stesso.
E Schlein si interroga su cosa avrebbe fatto Pasolini (ma con le batterie al litio).

Nessuno prende posizione vera.
Perché farlo? Il rischio è scontentare qualcuno.
Meglio rimanere lì, sospesi, tra la paura di perdere la Cina e il bisogno di sembrare sovrani.

Nel frattempo:

  • Le fabbriche chiudono in Italia e riaprono altrove,
  • Le auto elettriche cinesi arrivano in silenzio e vendono,
  • E l’Europa parla di “competitività” con la velocità di un fax.

Il risultato?
La Germania fa da sé, la Francia fa rumore, e l’Italia fa scena muta.
Applausi. Sipario.


✍️ Centro(pensante)
Rubrica: Pensieri Scomposti
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