“Gas a Bomba speriamo che la storia non si ripeta”

Dove la politica ha fallito, resta alla popolazione intervenire.


👉 “Un video che racconta la fragilità del lago di Bomba e i rischi legati al progetto di estrazione gas. Tra ricordi del Vajont e voci del territorio, la domanda resta: vogliamo davvero ripetere la storia?”

Per anni abbiamo pensato che la vicenda fosse chiusa.
Una storia lunga, stancante, che aveva impegnato amministrazioni, tecnici, comitati e semplici cittadini nel difendere una valle fragile.
E invece oggi, nel 2025, il tema dell’estrazione del gas a Bomba torna a bussare alle porte.
Con una novità importante: sembra che tutte le autorizzazioni necessarie per iniziare siano state rilasciate.

Per questo, oltre al video di 30 secondi, ho scelto di raccontare in modo chiaro cosa sta succedendo davvero.


Un passato che credevamo archiviato

Tutto cominciò nei primi anni 2000, quando Forest Oil individuò un giacimento di gas sotto il Lago di Bomba e propose perforazioni e un centro oli.
Il territorio — piccolo, montano, delicato — reagì subito: comitati spontanei, sindaci uniti, tecnici indipendenti, una Regione che, pur tra dubbi e contraddizioni, alla fine disse no.

Motivi?
Gli stessi che restano attuali ancora oggi:

  • area sismica e franosa
  • presenza di una grande riserva d’acqua potabile
  • rischio di contaminazione del lago
  • impatto su agricoltura, turismo e paesaggio
  • presenza di H₂S (gas acido)

Dopo anni di studi, ricorsi, valutazioni, il progetto sembrava definitivamente respinto.
Forest Oil lasciò tutto e il territorio tirò un sospiro di sollievo.


2025: la storia torna, con un’altra società

Oggi, però, la situazione è cambiata.
Un’altra società, la LnEnergy, ha ripreso in mano la questione e, secondo diverse fonti specializzate, avrebbe ottenuto:

  • parere favorevole di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente
  • autorizzazione all’investimento (circa 50 milioni di dollari)
  • iter avanzato per la concessione di coltivazione del giacimento

Un passaggio che nessuno qui, nella valle, può prendere alla leggera.

La Regione Abruzzo mantiene una posizione formalmente contraria, e il Comitato VIA regionale ha più volte evidenziato criticità tecniche.
Ma allo stesso tempo, dal livello ministeriale, arrivano segnali opposti.

È questo dualismo — questa incertezza — che preoccupa le comunità.


Un territorio che conosce la sua fragilità

Chi vive tra Bomba, Pennadomo, Monteferrante, Atessa, Archi e Torricella Peligna lo sa bene:
questa valle è bella ma delicata.
Ha bisogno di rispetto, di ascolto, di scelte intelligenti.
Non può permettersi errori.

Qui una frana non è un’ipotesi, è storia.
Una falda compromessa non è un rischio teorico — è un disastro annunciato.
Un impianto industriale vicino al lago non è solo un impatto estetico — è una minaccia per un equilibrio costruito in secoli di convivenza.

Per questo la frase “speriamo che la storia non si ripeta” non è retorica.
È una responsabilità.


Cosa sta per accadere

La domanda che molti si fanno oggi è semplice:

“L’estrazione inizierà davvero?”

La risposta, ad oggi, è questa:

  • Tecnicamente: sì. Le autorizzazioni principali sembrano esserci.
  • Politicamente: no. La Regione Abruzzo è contraria.
  • Socialmente: la popolazione è preoccupata.

È una situazione sospesa.
Una di quelle in cui basta una firma per cambiare la storia, oppure una presa di posizione forte per bloccare tutto.


Perché parlarne ora

Perché i territori vanno difesi prima, non dopo.
Perché quando un progetto diventa troppo grande, troppo definito, troppo costoso, fermarlo diventa quasi impossibile.
E perché l’Abruzzo è fatto di montagne, laghi, boschi e comunità che vivono ancora in equilibrio con la terra.

E quell’equilibrio è più prezioso di qualsiasi giacimento.



Conclusione

Non si tratta di essere contro lo sviluppo o contro l’energia.
Si tratta di scegliere quale sviluppo e quale energia vogliamo per la nostra regione.
E soprattutto, di capire se vale la pena rischiare la bellezza e la sicurezza di un territorio per una risorsa che, come la storia ci insegna, è sempre destinata a finire.

Il Sognatore Lento