Episodio 37 – Estate 1972: Lettere, progetti e nuove tentazioni

Dal silenzio di Eleonora al sogno di Francoforte, tra lavoro intenso, complimenti inattesi e l’ansia di un futuro che bussa alle porte.

Alcuni giorni dopo il compleanno, Matteo ricevette finalmente una lettera. La aprì in fretta, con il cuore in gola, convinto che fosse di Eleonora. Ma l’amara sorpresa arrivò subito: non era lei a scrivere, bensì sua sorella Elena.

Gli faceva gli auguri per i diciassette anni e, come sempre, chiedeva notizie. Di Eleonora si limitava a dire che non avrebbe risposto. Per Matteo fu una delusione difficile da nascondere. Eppure trovò la forza di rispondere con gentilezza, augurando a Elena buona fortuna: a breve sarebbe diventata maestra, e meritava incoraggiamento.


Il lavoro e i pomeriggi al mare

La stagione all’Hermitage procedeva tranquilla. Matteo aveva imparato a muoversi con sicurezza e, nei momenti liberi, approfittava del mare. Non era certo un grande nuotatore, ma giorno dopo giorno stava diventando più sicuro anche in acqua.

Condivideva spesso il tempo con un altro commis, un po’ più grande di lui. I due, parlando tra una risata e l’altra, avevano cominciato a coltivare un’idea: andare in Germania, per migliorare il tedesco. Bastò accennarlo in giro che la voce arrivò al secondo maître, il quale un giorno li chiamò.

— Ho un amico che lavora in un albergo a Francoforte, — disse. — Se volete, posso chiedere per voi.

Matteo e il collega non ci pensarono due volte: la risposta fu subito un entusiastico sì.


Piccoli lussi

Ad ogni divisione del tronco, la quota di Matteo era arrivata a 5.000 lire. Per un ragazzo di diciassette anni era una piccola fortuna: bastava per le spese quotidiane, qualche pizza la sera a Scaglieri, e per sentirsi un po’ più libero.

A volte il suo chef de rang, con la moglie, lo portava a Portoferraio a vedere un film o a fare un giro per l’isola. Erano uscite semplici, ma preziose: momenti che rompevano la routine del lavoro e lasciavano ricordi di libertà.

Intanto, Matteo aveva cominciato a corteggiare una cameriera dell’hotel Biodola, struttura della stessa proprietà ma di minore importanza rispetto all’Hermitage. Per ora, però, usciva solo fumo dall’arrosto: nemmeno l’odore di qualcosa di serio. Era un gioco leggero, fatto di sguardi e di qualche parola di troppo, nulla che potesse davvero competere con il vuoto lasciato da Eleonora.


La proposta inattesa

Ad agosto il secondo maître li chiamò di nuovo.

— C’è una possibilità di andare in Germania, non dal mio amico, ma in uno vicino, — disse.

Non ci fu molto da pensare: accettarono subito, quasi da incoscienti, senza valutare troppo le difficoltà. In men che non si dica si ritrovarono con una proposta concreta: un posto al Savoy Hotel di Francoforte, con partenza fissata per la fine della stagione.

Matteo non sapeva se ridere o piangere. A soli diciassette anni, trovarsi di fronte all’idea di lasciare l’Italia e andare a lavorare all’estero sembrava un salto enorme, tanto affascinante quanto spaventoso.

Per poter partire serviva l’autorizzazione della famiglia: lo zio avrebbe dovuto firmare in Comune la carta d’identità, autorizzandolo formalmente. Così Matteo scrisse subito a casa, comunicando la novità con un misto di orgoglio ed emozione.

Era fatta: a novembre si sarebbe partiti. Destinazione: Germania, Savoy Hotel di Francoforte.


Complimenti e timori

Gli chef de rang, tutti molto più grandi di lui, spesso gli facevano i complimenti.

— Vedrai, diventerai un grande, — gli dicevano con convinzione.

Quelle parole lo inorgoglivano, ma nello stesso tempo lo impaurivano. Sentirsi già proiettato verso un futuro importante a soli diciassette anni era bello, ma anche pesante da reggere.

Andare in Germania con Antonio poteva sembrare una follia. Eppure, come disse un tale, “il dado è tratto”. La decisione era presa: non restava che affrontare quel passo, con tutta la determinazione e l’incoscienza della gioventù.


Ferragosto, il giro di boa

Agosto, come sempre, era un mese infernale. Tra i ritmi massacranti del ristorante e i fuochi di bosco che spesso preoccupavano l’isola, la stanchezza cominciava a farsi sentire. Non tutte le sere Matteo e i colleghi avevano la forza di uscire per svagarsi un po’.

Il buffet di Ferragosto segnava il giro di boa: da lì in poi la stagione andava verso la fine. Ma se da un lato cresceva il sollievo all’idea di rivedere la famiglia, dall’altro aumentava l’ansia per la nuova avventura.

L’idea della Germania non era più un sogno a mezza voce: era un impegno preso, un salto nel buio che si faceva sempre più vicino.