Dal campolargo al camposanto

«Dal sogno del campo largo al funerale delle promesse: quando la politica preferisce litigare sul recinto invece che seminare. Una satira sul destino dei progetti che nascono come alleanze e finiscono come camposanti.»

Era nato come grande progetto: “mettiamo insieme tutti, dal verde al rosso, dal giallo al rosa shocking”. Un campo largo, larghissimo. Talmente largo che ci si perdevano dentro pure le zappe.

Per un po’ ha funzionato come slogan: la parola magica che prometteva unità, futuro, prospettiva. Poi è arrivata la realtà: i partiti hanno cominciato a pestarsi i piedi come in un ballo senza musica. Ognuno pretendeva di guidare l’orchestra, ma alla fine è rimasto solo il silenzio.

Il risultato è che dal campolargo siamo passati al camposanto. Non un campo di grano, non un prato fiorito, ma una distesa secca, senza germogli. Un luogo dove le promesse politiche marciscono ancora prima di nascere, mentre qualcuno continua a raccontare che la resurrezione è dietro l’angolo.

Ma la politica non è una seduta spiritica né un miracolo di primavera: se non sai coltivare, il raccolto non arriva. E allora il campo resta deserto, e i cittadini restano a guardare le solite lapidi di promesse scadute.


Morale

In politica i campi non si misurano a slogan, ma a raccolti.
E se continui a litigare sul recinto invece che a seminare, non avrai mai un campo largo: solo un camposanto di promesse secche.