
Dopo anni di bocciature, il progetto di estrazione sotto il lago di Bomba riemerge. Ma il territorio risponde compatto: “È scellerato, inutile e pericoloso.”
L’appello del Comitato
Il 1° settembre 2025 il Comitato di cittadini “Gestione Partecipata del Territorio” ha diffuso un comunicato stampa che suona come un nuovo grido d’allarme.
Al centro, sempre lo stesso progetto: la messa in produzione del giacimento di gas naturale sotto la diga in terra del lago di Bomba, ribattezzato Small Scale LNG Plant gas field dalla società LNEnergy S.r.l..
Un progetto già giudicato pericoloso in passato e che ora, nonostante l’ennesimo parere negativo della Commissione VIA regionale il 10 luglio scorso, sembra tornato in corsa con l’annuncio di un presunto via libera ministeriale.
I rischi evocati
Il Comitato non usa giri di parole:
- Subsidenza che potrebbe compromettere la diga e i versanti instabili che si affacciano sull’invaso.
- Sismicità indotta, con la possibilità di riattivare faglie e provocare terremoti distruttivi.
- Inquinamento delle falde e dell’atmosfera, legato ai processi di trattamento di un gas naturale definito di “pessima qualità”.
- Minacce alla biodiversità, in un’area che ospita specie animali e vegetali tutelate da due siti SIC.
Tutto questo – sottolineano – per una quantità di metano che coprirebbe appena pochi giorni di fabbisogno nazionale.
Una storia di bocciature
Non è la prima volta che il progetto viene messo in discussione:
- 2012 e 2013: bocciato dal Comitato VIA della Regione Abruzzo.
- 2015: respinto dal Consiglio di Stato.
- 2018 e 2021: rigettato dal Comitato VIA del Ministero dell’Ambiente.
- 10 luglio 2025: nuovo parere negativo della Commissione VIA regionale.
Eppure, nonostante questa lunga serie di stop, la LNEnergy ha dichiarato nei giorni scorsi di aver ricevuto il via libera dal Ministero, alimentando ulteriormente polemiche e incertezze.
La voce del territorio
Il Comitato chiede alla Regione Abruzzo di assumere una posizione netta e coerente con le bocciature già espresse in passato, e ai parlamentari abruzzesi di presentare un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per chiarire come sia stato possibile inserire un progetto di sfruttamento fossile all’interno del PNRR-PNIEC, piano che dovrebbe invece puntare alla decarbonizzazione e alle fonti rinnovabili.
Non solo: i cittadini ricordano che proprio la diga del lago di Bomba produce energia idroelettrica rinnovabile e a zero emissioni da oltre 60 anni, con prospettive di funzionamento per molti altri decenni. Un patrimonio che verrebbe messo a rischio da un progetto giudicato “inutile e scellerato”.
Mobilitazione ancora necessaria
Il comunicato si chiude con un appello alla mobilitazione collettiva.
“Come avviene da 15 anni – scrivono – tutto il territorio deve unirsi, ancora una volta, per respingere l’inutile e pericoloso programma della società statunitense. Per i profitti di una persona sorda agli appelli di un popolo non si può andare contro la storia mettendo a rischio un intero territorio.”
Parole dure, che suonano come un avvertimento: questa vicenda non riguarda solo un giacimento di gas, ma la credibilità delle istituzioni e la difesa di una comunità che rifiuta di essere trattata come sacrificabile.
✒️ Conclusione
Il lago di Bomba non è solo un bacino artificiale: è un simbolo di fragilità e di resistenza.
Ogni decisione che lo riguarda deve essere trasparente, documentata, verificabile. Non bastano annunci e dichiarazioni: servono atti chiari, nero su bianco.
Perché non si può andare contro la storia. Ma soprattutto, non si può andare contro un territorio che da 15 anni continua a dire no.