Gas a Bomba: tutti parlano del via libera, ma i documenti non ci sono

Il parere favorevole del 24 luglio 2025 è stato annunciato da stampa e società proponente, ma sul sito del Ministero non compare alcun atto ufficiale.


Tutti parlano del parere

Da settimane si ripete la stessa frase: “Il progetto Small Scale LNG Collesanto, meglio noto come gas a Bomba, ha ricevuto il via libera ambientale il 24 luglio 2025”.
Lo hanno riportato agenzie nazionali, giornali locali, siti specializzati. Lo ha confermato con entusiasmo anche LNEnergy, la società proponente, parlando di “tappa storica” verso l’avvio del progetto.

Ma al di là dei titoli e dei comunicati stampa, c’è un dettaglio che non può sfuggire: sul sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica non compare ancora nessun documento che certifichi quel parere favorevole.
Né un verbale della seduta del 24 luglio, né un decreto, né una relazione tecnica consultabile dai cittadini.


Una notizia “per sentito dire”

Siamo dunque in una situazione paradossale: su un tema che riguarda il futuro di un intero territorio, tutto ciò che abbiamo per ora sono notizie riportate.
Un “per sentito dire” che lascia l’amaro in bocca, perché la trasparenza dovrebbe essere la base di ogni decisione pubblica, soprattutto quando in gioco ci sono rischi ambientali e sicurezza delle comunità.

La domanda sorge spontanea: perché, se il parere è stato davvero approvato, non è ancora stato pubblicato?
Ritardi burocratici? Iter tecnico ancora in corso? O semplicemente una comunicazione anticipata rispetto ai tempi della macchina amministrativa?


Le posizioni in campo

Nel frattempo il dibattito politico e sociale va avanti come se l’atto fosse già in vigore:

  • LNEnergy esprime soddisfazione, parla di energia “sostenibile” e compatibile con il PNIEC 2030, rilancia il progetto come tassello della transizione energetica nazionale.
  • Comitati e associazioni denunciano l’assenza di trasparenza e i rischi concreti: fragilità geologica, pericolo sismico, subsidenza.
  • Il Comune di Paglieta ha annunciato una delibera di indirizzo per dire no, richiamando il monito del Vajont.
  • In Regione e in Parlamento arrivano mozioni e risoluzioni per bloccare l’iter.

Il parere VIA del 24 luglio, insomma, è già diventato terreno di scontro politico. Ma senza un documento ufficiale, siamo ancora sul piano delle dichiarazioni.


Un territorio che chiede chiarezza

Il lago di Bomba e i paesi che lo circondano hanno una storia di fragilità idrogeologica.
Qui, più che altrove, la gente sa che un errore tecnico può trasformarsi in una tragedia. Per questo la richiesta è semplice: se il Ministero ha davvero espresso un parere favorevole, lo renda pubblico, nero su bianco, accessibile a tutti.

In un’epoca in cui ogni atto amministrativo dovrebbe essere pubblicato online, non è accettabile che il futuro di un territorio passi attraverso i comunicati stampa e i resoconti giornalistici.


Il parallelo col Vajont

Il richiamo al Vajont torna ancora una volta.
Nel 1963 non mancavano i pareri tecnici, ma mancava il coraggio di renderli trasparenti e vincolanti. Oggi non possiamo permettere che la storia si ripeta sotto forma di decisioni opache.
Il Vajont ci insegna che non bastano le rassicurazioni: serve responsabilità documentata, consultabile e condivisa.


Cosa accadrà adesso

L’iter prevede che, dopo il parere favorevole della Commissione VIA, il Ministero emani un decreto finale di compatibilità ambientale e successivamente il rilascio della concessione di coltivazione.
Ma senza un atto ufficiale che certifichi quanto accaduto il 24 luglio, siamo ancora a metà del guado.

Intanto i cittadini, le associazioni e gli enti locali si mobilitano. E ogni giorno che passa senza documenti ufficiali aumenta la sensazione che ci sia qualcosa da nascondere.


Trasparenza come primo diritto

Non è questione di essere favorevoli o contrari al progetto.
È questione di metodo, di democrazia sostanziale: un parere ministeriale che può cambiare il volto di un territorio deve essere reso pubblico e verificabile. Subito.
Perché la fiducia nelle istituzioni nasce dalla trasparenza. E senza trasparenza, anche la decisione più fondata rischia di apparire illegittima.


✒️ Conclusione
Sul gas di Bomba oggi non mancano le parole, ma mancano i documenti.
Non bastano i comunicati stampa e le interviste: serve un atto ufficiale, consultabile da tutti, che dica con chiarezza cosa è stato deciso il 24 luglio 2025.

Fino ad allora, continueremo a parlare di un parere “per sentito dire”.
E un territorio fragile come quello del lago di Bomba non può vivere di voci. Ha bisogno di verità documentata.

👉 E naturalmente, se esistono già documenti ufficiali disponibili e non ancora resi noti al pubblico, ben vengano smentite o delucidazioni. Perché la verità, su un tema così delicato, non è mai una minaccia: è un diritto.