🍦 Il gelato dei borghi: quando un’idea può diventare futuro

Unire latte, miele, ricotta e zafferano per costruire lavoro e identità. Perché fermare la fuga è anche questione di coraggio nelle scelte.

Quando si parla di eccellenze dei nostri borghi montani, il pensiero corre subito a formaggi, salumi, patate di montagna, miele e magari un buon bicchiere di vino locale. Ma nessuno, finora, ha mai immaginato che anche il gelato artigianale potesse diventare una risorsa, tanto semplice quanto rivoluzionaria.

Eppure i nostri paesi hanno tutto ciò che serve: latte fresco, panna, ricotta, miele, frutta di stagione. Ingredienti che, trasformati con passione e fantasia, potrebbero dare vita a un gelato a chilometro zero, capace di raccontare la montagna con un cucchiaio.


Dal latte alla coppetta: la filiera corta che conquista

Pensiamoci: il latte che oggi diventa scamorza o caciocavallo, potrebbe essere in parte destinato alla produzione di gelato. Un gelato che non arriva da grandi industrie, ma che nasce dalla stalla del contadino, dal miele dell’apicoltore, dai frutti di bosco raccolti sui sentieri.
Il risultato? Un prodotto genuino, con una storia da raccontare, che potrebbe diventare attrazione turistica e allo stesso tempo valorizzazione economica.


Sapori unici, identità autentica

Immaginiamo qualche gusto speciale, che nasce non solo dal singolo borgo ma dalla forza dell’unione:

  • Fiordilatte d’alta quota, con il latte delle mucche di Montenerodomo.
  • Miele e noci del bosco, con il miele di Tornareccio, capitale del miele abruzzese.
  • Ricotta e zafferano, non solo della piana di Navelli, ma anche di quelle zone interne dove lo zafferano torna a fiorire.
  • Mirtilli selvatici e piccoli frutti raccolti nei boschi tra Gamberale, Pizzoferrato e i Monti Pizzi.

Non un gelato qualunque, ma una vera e propria esperienza di territorio, che diventa più ricca proprio perché nasce dalla collaborazione tra borghi vicini.


Gelateria di comunità: più di un’idea

Un piccolo laboratorio artigianale, gestito magari in forma cooperativa dai giovani del borgo, potrebbe offrire lavoro, formazione e un motivo in più per restare.
Il gelato, così, diventerebbe anche strumento sociale, capace di unire generazioni: i nonni che portano i nipoti a mangiare “il gelato del paese”, i turisti che ne parlano al ritorno a casa, i giovani che lo producono e lo servono con orgoglio.


Il ruolo delle istituzioni

Naturalmente, un progetto simile non può vivere soltanto della buona volontà dei singoli. Servono strumenti concreti di supporto: bandi regionali, incentivi per i giovani imprenditori, fondi europei per le aree interne.
Un sostegno delle istituzioni non sarebbe soltanto ben visto, ma probabilmente indispensabile per trasformare un’idea visionaria in una realtà capace di generare lavoro, identità e attrattività turistica.


Conclusione

Il vero problema dei nostri paesi non è la mancanza di risorse, ma la difficoltà a metterle insieme. Il latte di Montenero, il miele di Tornareccio, la ricotta e lo zafferano di Navelli e dintorni: singolarmente sono eccellenze, ma unite possono diventare un marchio, un prodotto simbolo, una nuova identità economica.
Forse, tra le case in pietra e le piazze silenziose, scopriremmo che l’innovazione più dolce è già sotto i nostri occhi: basterebbe unire, unire, unire.

E questo è solo un esempio. Di idee ce ne sono tante altre: bisogna solo avere il coraggio delle scelte.

✒️ Il Sognatore Lento tornerà con nuove idee.