Il congresso dei cinque campanili

Montenerodomo, Pizzoferrato, Gamberale, Torricella Peligna e Gessopalena: satira politica ad alta quota

C’è chi parla di “macroregioni”, chi di “aree interne” e chi di “strategie per il rilancio”. Ma la verità è che, nei borghi di montagna del Chietino, la politica sembra spesso più una commedia che un piano serio.

Immaginiamo allora un consiglio intercomunale straordinario, riunito tra stufe che non tirano e microfoni gracchianti. Sul palco i rappresentanti dei cinque campanili:

Gamberale (tono solenne, un po’ borioso):
«Noi siamo il borgo più alto, il tetto del Medio Sangro. Dall’alto vediamo tutto… tranne i giovani, che ormai se ne sono andati tutti. Però abbiamo un progetto innovativo: trasformare le case vuote in albergo diffuso! Per gli ospiti? Eh, li aspettiamo con la stessa fede con cui aspettiamo l’autobus…»

Pizzoferrato (orgoglioso, ma permaloso):
«Noi invece abbiamo la Rocca, i panorami, le leggende! Il balcone degli dei! Peccato che per arrivarci bisogna fare più curve che in un Gran Premio di Formula 1. Però c’è la patata di montagna… che almeno non emigra, resta qui. E meno male!»

Montenerodomo (riflessivo, con tono professorale):
«Da noi ci sono i resti sanniti, le radici profonde della storia. Ogni pietra racconta di antenati fieri… peccato che il futuro lo dobbiamo sempre chiedere in prestito alla vallata. Ma niente paura: abbiamo già pronti tre progetti europei, due manifesti e un convegno per spiegare che il problema non è lo spopolamento, ma la mancanza di slogan abbastanza creativi.»

Torricella Peligna (poetico e ribelle):
«Noi siamo terra di scrittori e partigiani, parliamo al mondo ma ci dimentichiamo dei nostri vicini. Festival, convegni, celebrazioni… e intanto la biblioteca resta chiusa tre giorni su sette. Ma tranquilli: l’importante è avere il selfie con l’ospite illustre, così possiamo dire che la cultura resiste!»

Gessopalena (ironico, con tono da scultore disilluso):
«Noi siamo il paese scolpito nella roccia. Un presepe naturale che incanta tutti… tranne chi ci abita, perché tra frane e strade dissestate ci sentiamo più cavie che cittadini. Però ogni tanto inauguriamo una nuova “visione turistica”: peccato che duri meno di una nevicata a marzo.»

Alla fine del dibattito, un vecchio contadino si alza in fondo alla sala:
«Cari amministratori, se volete davvero fare politica, ricordatevi che la gente qui non chiede molto: un paese che non cada a pezzi, un po’ di lavoro che non costringa ad andare via, e la dignità di restare senza sentirsi ultimi. Per il resto, tra vino, patate, salumi e aria buona, i borghi si arrangiano da soli.»

«E lì la satira si ferma, perché la realtà ha già fatto la sua parte.

✒️ Il Sognatore Lento