(satira senza condimento aggiunto)

C’è chi in politica è stato leader, chi oppositore, chi meteora passeggera. E poi c’è lui: il prezzemolo dei prezzemoli.
Non importa il piatto: minestra, grigliata o talk show. Prima o poi spunta, col suo ciuffetto verde di opinioni sempre pronte.
Un tempo guidava il governo, con il sigaro sempre in tasca (anche se non era Churchill). Amava le metafore da velista, e nonostante le tempeste, non è mai affondato: basta un microfono e ritorna a galla, più fresco del basilico.
C’è chi lo ricorda più a Bruxelles che a Roma, tra un brindisi e un compromesso, sempre pronto a spiegare al mondo come si fa politica “seria”.
Oggi, che parli di Gaza o di Europa, se accendi la TV rischi di trovarlo lì: non come protagonista assoluto, ma come quel decoro vegetale che non ti sfama, però “fa scena”.
Altri politici finiscono in archivio, in libreria, perfino in soffitta. Lui no. Lui resta eterno “prezzemolo n.0”: non sale mai sul podio, ma non scende mai dalla lista ingredienti.
Il condimento immortale.