La flottiglia dei deputati: Gaza arriviamo

(quando l’opposizione scopre il mare aperto)

Non bastavano le piazze, non bastavano i talk show, non bastava nemmeno Montecitorio. Ora l’opposizione italiana ha trovato un nuovo palcoscenico: la prua di una nave diretta a Gaza.

Quattro parlamentari – un po’ Pd, un po’ M5S, un po’ Avs – hanno deciso di salire a bordo della Global Sumud Flotilla, la spedizione umanitaria che tenta di portare medicine e cibo nella Striscia assediata. Un gesto simbolico, certo. Ma in Italia, più che agli aiuti concreti, tutti guardano alla foto-opportunity: l’onorevole con il giubbotto di salvataggio, il selfie tra le onde, la dichiarazione indignata su Israele e il blocco navale.

È la politica 3.0: dal Parlamento al ponte di comando, passando per Instagram.
E così l’opposizione si trasforma in equipaggio. Non più banchi a Montecitorio, ma panche di legno sul ponte; non più interrogazioni parlamentari, ma interrogativi pratici: “Chi tiene il timone? Chi lava i piatti?”.

Il governo, intanto, borbotta. La premier osserva con distacco: “Che facciano pure, tanto il vento non lo cambiano”. E forse ha ragione: il vento soffia dove vuole, e spesso porta solo titoli di giornale.

Ma una cosa è certa: nella politica italiana il mare fa miracoli. Deputati che a Roma non si parlano, a bordo della stessa nave si scoprono solidali, magari persino compagni di cabina. È l’effetto della burrasca: unisce più di mille congressi.

E se la flottiglia non arriverà mai a Gaza? Pazienza. Al ritorno ci sarà la conferenza stampa con le facce abbronzate e la frase rituale: “È stata un’esperienza straordinaria, abbiamo fatto sentire la voce dell’Italia giusta”.
Insomma, il prezzemolo politico ha trovato una nuova insalata da condire: il Mediterraneo.