Sottotitolo: Dalla scuola saltata al banco di Gaza: curriculum di una ribelle seriale.

Greta Thunberg non ha più un registro da firmare, ma continua a vivere come se fosse sempre al primo giorno di scuola… bigiato. A 15 anni saltava le lezioni per il clima, a 22 salta le convenzioni per imbarcarsi sulla Global Sumud Flotilla. Ormai più che attivista, sembra una professionista del marinare: non una studentessa, ma una “marinara a tempo pieno”.
E mentre gli altri suoi coetanei si fanno i master, i tirocini e i precariati infiniti, lei si prende il Mediterraneo come fosse un Erasmus alternativo: niente biblioteche, solo tempeste, droni e Israele che la etichetta come “terrorista”. Alla faccia del libretto universitario: Greta colleziona minacce internazionali come crediti formativi.
La flottiglia annaspa tra soste tecniche e mare mosso, ma basta dire “a bordo c’è Greta” e improvvisamente la missione diventa trending topic. Perché, si sa, in questo mondo la protesta vale quanto la copertura mediatica: e Greta il manuale lo conosce bene.
C’è chi la osanna come eroina coraggiosa, chi la liquida come influencer in cerca di visibilità. La verità, forse, è che Greta ha trovato la sua formula perfetta: marinare la normalità. Prima la scuola, ora la politica internazionale. Domani chissà: magari un reality show dalla Stazione Spaziale Internazionale, per protestare contro Marte che inquina troppo.
Morale (amara, ma satirica)
In un mondo dove i governi non si muovono senza un hashtag, Greta resta l’unica costante: saltare la campanella, cambiare aula, e trasformare ogni assenza in copertina. Il suo diploma? Non c’è. Ma la sua laurea ad honorem in “Marinare & Protestare” ormai è mondiale.
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