L’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria tra gloria passata e futuro incerto

Ei fu. Siccome immobile
L’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria tra gloria passata e futuro incerto
“Ei fu. Siccome immobile…” — così Manzoni apriva il suo celebre canto sul destino di Napoleone. Una frase che oggi, paradossalmente, sembra descrivere lo stato di un’istituzione che ha fatto la storia della formazione alberghiera in Abruzzo e oltre: l’Istituto Alberghiero “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria.
Chiunque conosca la cucina italiana sa che qui si parla di un luogo simbolico. Villa Santa Maria è la “patria dei cuochi”, culla di generazioni di professionisti che hanno portato in alto il gusto e l’arte culinaria non solo in Abruzzo, ma nei ristoranti e negli alberghi delle regioni vicine e perfino in contesti nazionali e internazionali.
Un tempo la scuola non era solo istituto, ma esperienza totale: cucina, sala, ricevimento, convitti maschili e femminili che accoglievano giovani provenienti da tutto l’Abruzzo e dalle regioni limitrofe.
Eppure, oggi, la realtà racconta un quadro ben diverso: iscrizioni ridotte a una sola classe prima, il convitto femminile vicino alla chiusura, quello maschile in difficoltà. Numeri impietosi, che fanno tremare un’istituzione nata per formare professionisti e che rischia di diventare un monumento immobile al suo passato.
Una storia che brilla
L’Istituto di Villa Santa Maria è stato, per decenni, un fiore all’occhiello del sistema scolastico italiano. Non un semplice alberghiero, ma un laboratorio di eccellenza. Da qui sono usciti cuochi, maître, barman, direttori di sala, professionisti capaci di misurarsi con alberghi internazionali, grandi catene e cucine stellate.
Il convitto garantiva ospitalità e formazione a ragazzi che arrivavano da lontano. La vita comunitaria forgiava caratteri e professionalità, e accanto alle nozioni tecniche c’era un’educazione umana, fatta di disciplina, sacrificio e passione.
Villa Santa Maria, già nota per la sua tradizione secolare legata alla cucina — basti pensare ai cuochi che prestavano servizio presso le grandi famiglie napoletane — aveva trovato nella scuola un naturale prolungamento della sua identità.
Per anni, ogni ottobre, la Rassegna dei Cuochi ha richiamato giornalisti, turisti e appassionati da tutta Italia, rafforzando un marchio di qualità che sembrava indistruttibile.
Il presente: numeri che fanno paura
Oggi la situazione è radicalmente diversa. Le iscrizioni sono crollate: da più sezioni di prime classi si è passati a una sola. Un segnale che parla da solo.
Il convitto femminile è ormai sull’orlo della chiusura definitiva. Gli spazi, un tempo brulicanti di vita, sono vuoti. Il convitto maschile, che per anni è stato un punto di riferimento, non naviga in acque tranquille: riduzione degli ospiti, costi di gestione difficili da sostenere, prospettive incerte.
A questo si aggiunge una percezione esterna che penalizza la scuola: molte famiglie, soprattutto nelle aree interne, preferiscono orientare i figli verso licei o istituti tecnici, ritenuti più sicuri in termini di sbocchi lavorativi. Il paradosso è che, in un’Italia che vive di turismo e ristorazione, una scuola come quella di Villa Santa Maria non riesce più ad attrarre giovani.
Le cause di un declino
Le ragioni di questa crisi sono molteplici e non riguardano solo Villa Santa Maria. Il calo demografico colpisce duramente i paesi di montagna e i piccoli centri. Sempre meno ragazzi, sempre più famiglie che scelgono di trasferirsi verso la costa o le città, lasciando le aree interne svuotate.
Certo, non si può ignorare che anche alcune scelte della dirigenza passata abbiano inciso sul presente della scuola. Non è questo il momento per aprire quel capitolo, che merita un’analisi approfondita e documentata. Ma oggi la priorità non è guardare indietro: è capire come ripartire.
In altre regioni d’Italia gli istituti alberghieri si rinnovano, introducono corsi di cucina internazionale, mixology, marketing turistico, sostenibilità ambientale. A Villa, invece, si procede con fatica, affidandosi quasi esclusivamente al prestigio della tradizione.
L’identità di un paese in gioco
Il rischio non è solo la chiusura di una scuola. È molto di più. L’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria è parte integrante dell’identità del paese. La sua crisi coincide con quella del territorio: meno ragazzi che arrivano, meno famiglie che restano, meno futuro per un borgo che ha fatto della formazione professionale il proprio orgoglio.
Senza l’alberghiero, Villa Santa Maria rischia di perdere non solo studenti e convittori, ma anche la sua centralità culturale ed economica. La scuola, infatti, ha sempre portato linfa vitale al paese: giovani nei bar, famiglie in visita, insegnanti e personale che vivevano la comunità.
Si può invertire la rotta?
La domanda è inevitabile: si può fare qualcosa?
La risposta non è semplice, ma non è nemmeno impossibile. Servono idee nuove e coraggio. Alcune possibili strade:
- Innovazione nei programmi: corsi legati alla cucina contemporanea, alla gestione sostenibile della ristorazione, alla comunicazione digitale del food.
- Partnership internazionali: gemellaggi con scuole estere, stage obbligatori, esperienze che rendano l’istituto attrattivo anche per studenti stranieri.
- Promozione del territorio: legare la scuola ancora di più al marchio “Abruzzo”, alla cucina tradizionale e al turismo enogastronomico, trasformando Villa Santa Maria in un laboratorio permanente di cultura alimentare.
- Convitti rinnovati: spazi moderni e accoglienti, pensati non come dormitori ma come luoghi di crescita e incontro.
- Campagne di comunicazione: un rilancio serio del marchio “Patria dei cuochi”, con testimonial, ex allievi e chef affermati.
Conclusione: ripartire insieme
Oggi l’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria sembra davvero “siccome immobile”: sospeso tra un passato glorioso e un futuro incerto. Ma non tutto è perduto.
Il compito ora non è puntare il dito, ma trovare la forza per ripartire. Le responsabilità della crisi hanno radici lontane, alcune legate a contesti demografici, politici gestionali molti, altre a scelte che andranno analizzate in futuro. Ma il presente chiede azione, non rassegnazione.
Adesso sta a voi rimboccarvi le maniche e guardare al da farsi.
Il futuro dell’Alberghiero non è scritto: dipende dalle scelte e dall’impegno che la scuola saprà mettere in campo.