Laureati disoccupati e autodidatti milionari

Il paradosso campano tra PD e Movimento 5 Stelle

C’è un paradosso che, in Campania, si legge meglio che altrove: da una parte i ragazzi che collezionano lauree, master e tirocini, dall’altra gli autodidatti che, senza pezzi di carta, riescono a scalare le liste elettorali e sedere in Parlamento.

Il Partito Democratico, fedele alla sua tradizione di comitati, circoli e segreterie, guarda i curricula con diffidenza: “Bene la laurea, ma devi fare la gavetta di corrente, aspettare che il capo lista ti noti e che il territorio ti accolga”. Insomma, il tempo che il laureato trova lavoro è già tempo di pensione.

Il Movimento 5 Stelle, al contrario, ha rovesciato il tavolo: “Non importa cosa hai studiato, basta che sei contro”. Così un autodidatta con felpa, un profilo social aggiornato e qualche vaffa ben piazzato, trova posto nelle liste. Non serve un titolo di studio, basta un titolo di post.

In mezzo, la realtà: centinaia di laureati campani – spesso costretti a emigrare – che mandano curricula a destra e sinistra, mentre vedono ex attivisti trasformarsi in onorevoli stipendiati. È la fotografia di un’Italia che sembra dire: studiare paga… ma solo la rata del mutuo dei genitori.

Il risultato? Nelle piazze, i giovani con la corona d’alloro in mano parlano di disoccupazione, mentre i nuovi milionari di preferenze brindano al successo. Campania, terra di contrasti: patria di filosofi, giuristi e scienziati… ma anche laboratorio di un’inedita “meritocrazia del vaffa”.