La scuola riapre, le promesse restano al vento

Sveglia alle 6 del mattino, autobus alle 6:30. Non è una citazione da un manuale di disciplina militare, ma la routine quotidiana di centinaia di ragazzi che vivono nei piccoli paesi della montagna abruzzese. Ogni anno la stessa scena: un risveglio all’alba, chilometri di curve, zaini pesanti, occhi assonnati. E ogni anno la stessa domanda: perché il diritto allo studio, qui, deve costare più che altrove?
I sindaci protestano
Ad agosto, puntuale come un temporale estivo, scoppiano le proteste. Stavolta sono stati i sindaci del Sangro–Aventino a chiedere con forza una misura che appare tanto semplice quanto rivoluzionaria: abbonamenti gratuiti per gli studenti delle aree interne.
Una richiesta di buon senso, che fotografa una realtà evidente: le famiglie dei piccoli comuni sostengono costi sproporzionati solo per permettere ai figli di raggiungere la scuola. Se in città ci si muove con metro e tram a prezzi calmierati, in montagna l’autobus diventa un lusso quotidiano.
Le amministrazioni locali hanno denunciato da tempo l’ingiustizia di un sistema che non tiene conto della geografia. Senza un sostegno pubblico, il pendolarismo scolastico resta un peso insopportabile per chi vive nei borghi più isolati.
La politica favorevole (a parole)
All’appello dei sindaci si sono accodati politici regionali e associazioni. ALI Abruzzo ha definito la gratuità dei trasporti una misura “strutturale, non episodica”. Dichiarazioni solenni, comunicati stampa entusiasti, appoggi bipartisan.
Eppure, come sempre, tra la parola e il fatto si apre un vuoto. Nessuna delibera, nessun finanziamento, nessuna norma concreta. Solo la promessa di un impegno, utile per i titoli dei giornali di agosto ma destinata a evaporare con le prime campanelle di settembre.
La realtà del déjà vu
Il risultato? Gli studenti pendolari continuano a pagare.
E pagano di più.
Dal 1° luglio 2025, infatti, gli abbonamenti urbani, suburbani e interurbani sono aumentati del 10%, in virtù di una decisione della Regione. È rimasto invariato solo il costo dei biglietti singoli.
In parallelo, la Regione ha confermato lo sconto del 10% sugli abbonamenti per studenti residenti in comuni montani o con meno di 5.000 abitanti. Una misura positiva, certo, ma che a conti fatti compensa appena l’aumento. È come fare un passo avanti e uno indietro: la distanza resta la stessa.
A questo si aggiunge il bonus trasporti nazionale da 60 € al mese, valido per chi ha un ISEE fino a 35.000 €. Un aiuto concreto, ma vincolato a requisiti burocratici e scadenze precise. In pratica, un beneficio che non raggiunge tutte le famiglie.
La matematica politica
La matematica della politica funziona così:
-10% (sconto studenti aree interne)
+10% (aumento tariffe generali)
= 0 (nessun cambiamento reale).
Un’equazione perfetta per i bilanci, meno per le famiglie che ogni mese devono mettere mano al portafoglio.
L’illusione del gratis
“Trasporto gratuito” resta un miraggio. Ogni estate sembra a portata di mano, ogni autunno si rivela un’illusione. La verità è che, nelle aree interne, i diritti viaggiano più lenti degli autobus. Si annunciano con ritardo, si realizzano mai.
Per i ragazzi la prima lezione dell’anno scolastico non è di matematica o di storia, ma di politica: imparano che chi nasce in un piccolo paese parte sempre con uno svantaggio. Non bastano la sveglia all’alba, i compiti serali dopo un viaggio estenuante, la neve o la pioggia alle fermate. A pesare è anche il costo di un abbonamento che diventa una tassa sul futuro.
Tra promesse e realtà
C’è un contrasto netto: da una parte sindaci e associazioni che parlano di equità, dall’altra famiglie che pagano abbonamenti sempre uguali o più cari. La politica si muove a parole, le famiglie con il portafoglio.
E la sensazione è quella del déjà vu: proteste, promesse, applausi, nulla di fatto. Un copione che si ripete ogni anno, puntuale come il calendario scolastico.
Conclusione
La prossima settimana le scuole riaprono. Gli studenti torneranno a salire sugli autobus alle 6:30, con zaini pesanti e occhi assonnati. I sindaci continueranno a invocare la gratuità, la politica continuerà ad assicurare sostegno.
Ma alla fine, tutto resterà uguale: abbonamenti da pagare, costi in salita, promesse al vento.
Nelle aree interne, il diritto allo studio resta ancora un lusso quotidiano.
Naturalmente, smentite sono gradite. Sarebbe bello, per una volta, dover scrivere che una promessa è stata mantenuta.
✍️ Pensieri Scomposti – Sotto il cielo