Quando la bussola politica gira a vuoto

C’era una volta un “Capitano” che prometteva mari e monti. Con la voce stentorea delle piazze, giurava di avere in tasca la rotta per guidare l’Italia verso la salvezza. Ma, come ogni marinaio improvvisato, scoprì presto che senza una bussola funzionante anche il mare più calmo diventa tempesta.
Il Capitano, da anni a bordo della sua piccola scialuppa politica, alterna proclami roboanti a virate improvvise. Un giorno annuncia: “Prima gli italiani!”. Il giorno dopo stringe accordi con chiunque possa dargli un salvagente. La rotta, insomma, cambia a seconda del vento.
La bussola? Sempre in tilt. Gira vorticosamente come una trottola impazzita, segnalando ogni direzione e nessuna. Nord, Sud, centro: tutto è relativo. Persino il “porto sicuro” resta un miraggio, mentre i passeggeri – ovvero gli elettori – cominciano a chiedersi se non fosse meglio scendere alla prossima fermata.
Il risultato è una navigazione a vista, dove il timone non serve a orientare ma solo a fare scena. Nel frattempo, bandiere sventolano, slogan si consumano e il mare resta agitato. La politica, quella vera, rimane altrove: tra carte nautiche serie e capitani che non confondono le onde con i like sui social.
E così, l’Italia si ritrova ancora una volta spettatrice di una traversata surreale. Il “Capitano” continua a gridare ordini alla ciurma invisibile, mentre il suo vascello rimane fermo, in balia di se stesso.
Morale: non basta indossare la divisa da comandante per sapere dove andare.