
Matteo scopre il mondo della discoteca e brinda al 1973 con un bicchiere di Sekt.
Verso la fine di novembre, Matteo si sentiva diverso. Lo studio quotidiano alla scuola Inlingua cominciava a dare i suoi frutti, e le parole tedesche che all’inizio sembravano un muro insormontabile ora iniziavano a diventare strumenti utili. Ogni giorno, al rientro dal lavoro, ripassava con cura, e anche nei turni più faticosi trovava il tempo per provare a inserire qualche frase.
Una mattina, durante una pausa, parlando con lo chef de rang Morra, lo spagnolo dal carattere allegro e affettuoso con cui aveva stretto amicizia, Matteo trovò il coraggio di fare una richiesta.
— Senti, Alfonso, mi faresti un favore?
— Certamente, dimmi.
— Vorrei che mi facessi un piccolo colloquio in tedesco. Solo per capire se sono pronto a lavorare in sala, con voi, e lasciare l’office.
Morra accettò subito. A fine servizio, oltre le tre del pomeriggio, si sedettero in un angolo e il colloquio iniziò. Le domande si fecero via via più complesse, ma Matteo rispondeva con sicurezza crescente. Non era un tedesco perfetto, ma più che sufficiente per affrontare i clienti.
Lo spagnolo sorrise soddisfatto.
— Bravo, ragazzo. Parlerò con il maître: sei pronto per la sala.
E così fu. Con gli auguri del maître, Matteo lasciò l’office e iniziò a lavorare nel rango. L’esperienza maturata nei mesi precedenti gli aveva già fatto capire il funzionamento della macchina organizzativa, e l’inserimento non fu un problema. Si muoveva con attenzione, osservava i colleghi più esperti e imparava in fretta.
Antonio, invece, rimaneva più indietro. Della scuola non ne voleva sapere, e il suo tedesco non migliorava. Matteo lo guardava con un misto di affetto e dispiacere: l’amico di tante avventure sembrava non voler cogliere le stesse opportunità.
Qualche giorno prima di Natale, Matteo fu chiamato di nuovo a rapporto dal maître. Si agitò, temendo di aver combinato qualcosa. Ma il sorriso del superiore lo rassicurò.
— Matteo, tranquillo. Il mio amico, il barman della discoteca Le Turbollon, ha bisogno di un commis: quello che ha adesso a gennaio lascerà il posto. Tra tutti, ho scelto te: per la tua serietà, la preparazione e il tedesco che stai imparando. Pensaci, ne riparliamo dopo Natale.
Il Natale a Francoforte passò in modo diverso da come Matteo era abituato. Niente cenoni o pranzi di festa: in hotel solo servizio elegante e rapido per clienti d’affari, quasi tutti uomini soli. Un Natale “soft”, che però gli lasciò più tempo libero. Ne approfittò per stare con Josephine, passeggiare per le vie illuminate e fermarsi nei caffè, e per uscire con Maria e Sofia, le due amiche spagnole, che lo portarono a vedere spettacoli di flamenco. Balli intensi, pieni di forza ed emozione, che le due donne riproponevano anche a casa con piccole dimostrazioni.
Pochi giorni dopo, prima di Capodanno, il maître lo richiamò:
— Matteo, se vuoi, vai tu ad aiutare in discoteca per la festa.
Matteo accettò. La sera del 31 si presentò con anticipo al Le Turbollon. Lì lo accolse Jürgen, il barman: biondo, robusto, dall’aspetto severo ma con modi cordiali. Gli spiegò i compiti: lavare bicchieri, rifornire ghiaccio, sparecchiare i tavoli.
La serata fu travolgente. La discoteca piena di gente, musica a tutto volume, drink preparati a ritmo frenetico, e lui a correre da un lato all’altro per mantenere l’ordine. A mezzanotte brindò con un bicchiere di Sekt, il classico spumante tedesco, circondato da fuochi e botti che illuminavano la città.
Matteo osservò i barman preparare cocktail con gesti rapidi e sicuri e pensò: un giorno imparerò anch’io a fare questo mestiere.
La festa terminò all’alba. Alle sei, Jürgen li portò a fare colazione e lo salutò con una frase che suonava come una promessa:
— Ci rivedremo presto.
E infatti, a metà gennaio, arrivò la conferma. Matteo lasciò ufficialmente la sala e passò alla discoteca. Una nuova avventura stava per cominciare.
Il 1973 iniziò all’insegna di una nuova avventura. Non più la sala del Savoy, ma le notti intense e rumorose del Le Turbillon. Un nome che sembrava racchiudere già nel suono il vortice di emozioni, incontri e scoperte che avrebbero accompagnato Matteo nei mesi a venire.
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