
Quando la seduzionQuando la seduQuando la seduzione digitale diventa naufragio collettivo
Dopo la burrasca dei venti ministeriali, la flottiglia procedeva a vele strappate, tra sospetti reciproci e follower in calo. Il mare sembrava concedere una tregua, ma chi conosce il Mediterraneo sa che la calma è spesso un inganno.
Le barche avanzavano lente, con gli scafi ancora umidi di proclami. Sulle vele sventolavano slogan sbiaditi, residui della tempesta precedente. Qualcuno cercava di ricucire gli striscioni, altri fissavano il mare, come in attesa di un segnale.
Fu allora che, all’orizzonte, comparve una costa luminosa. Non somigliava a nessuna isola conosciuta: pareti di vetro, scogli colorati, e una musica che sembrava provenire da migliaia di altoparlanti invisibili.
“È l’isola delle sirene,” mormorò il Capitano Romantico. “Il canto che non ha bisogno di corde vocali: bastano hashtag ben scelti e slogan ben piazzati.”
Il canto delle sirene digitali
Le sirene non cantavano con la voce, ma con i feed. Ogni creatura teneva in mano uno smartphone e, invece di arpeggi melodiosi, lanciava hashtag scintillanti nell’aria:
#VeritàAssoluta
#NessunoComeNoi
#UltimaOccasione
#SiamoLaSperanza
Le stories scorrevano in loop, sempre uguali, sempre ipnotiche. Ogni hashtag fluttuava nell’aria come un canto magnetico. Bastava un attimo di distrazione e il navigante più saldo cadeva in trance, pronto a mettere like come un automa.
Il Capitano Romantico, rapito, sospirò: “Ogni hashtag è un verso del destino.”
L’Attivista Indignata, pur sospettosa, iniziò a gridare slogan che si mescolavano a quelli delle sirene: “Rivoluzione… giustizia… like… uguaglianza… swipe up!”
L’Influencer Idealista, estasiato, urlò: “Devo assolutamente fare un reel con loro, altrimenti il viaggio perde senso!”
Solo il Funzionario Diplomatico tentò di resistere, protestando: “Gli hashtag non hanno timbro ministeriale, sono nulli!”.
La collaborazione tentatrice
Una sirena si avvicinò alla barca del Capitano. Aveva gli occhi filtrati da un effetto glitter e la voce impostata come in un podcast.
“Ciao eroe del mare! Vuoi collaborare con noi? Offriamo pacchetti di visibilità, partnership solidali, storytelling condiviso. In cambio, solo un piccolo post al giorno con la nostra tag.”
Il Capitano esitò. Poi domandò, quasi timido: “Ci sarà spazio anche per la poesia?”
“Certo!” rispose lei, sorridendo. “Basta che sia in formato breve e sponsorizzato.”
Un’altra sirena propose all’Influencer Idealista un “duetto virale” su TikMar (la piattaforma più seguita del Mediterraneo).
“Solo venti secondi di video, amore mio. Potremmo cambiare il mondo.”
“Davvero?” rispose lui, ipnotizzato. “Con venti secondi?”
“Certo! Il resto lo fa l’algoritmo.”
L’Attivista Indignata fu invitata a firmare un appello digitale per “una pace sostenibile e condivisibile”.
“Basta un click, sorella!” le gridarono le sirene. “Un click e sei parte del cambiamento!”
Intanto, il Funzionario Diplomatico continuava a sfogliare il regolamento: “Non risultano protocolli per collaborazioni con specie mitologiche.”
Naufragio di slogan
La flottiglia, invece di remare, cominciò a discutere su quale hashtag fosse più efficace. Alcuni barcaroli si dividevano tra #PaceSubito e #ForzaFlottiglia, altri preferivano #StopTempeste o #LikeForHope.
In pochi minuti, le vele si riempirono di striscioni improvvisati, e la navigazione si bloccò in un mare di parole.
Le sirene ridevano, contando i follower guadagnati. Ogni like era un arpione invisibile che teneva le barche ancorate al largo dell’isola.
Il Capitano Romantico scrisse un poema in 280 caratteri.
L’Attivista Indignata lanciò una diretta dal ponte, convinta di guidare la rivoluzione digitale.
L’Influencer Idealista ballò davanti all’albero maestro, persuaso che un trend potesse salvare la flottiglia.
Il Funzionario Diplomatico compilò moduli di segnalazione per “uso improprio di slogan non protocollati”.
La confusione cresceva. I remi si fermarono, le barche si urtarono tra loro, e il mare cominciò a vibrare come uno schermo in sovraccarico.
Il mare sorride
Il mare, spettatore ironico, osservava. Aveva già visto Ulisse legarsi all’albero per resistere al canto antico.
Oggi basterebbe spegnere il Wi-Fi, ma nessuno ha il coraggio di farlo.
Alla fine, fu la stanchezza a salvarli. Quando i telefoni si scaricarono e la connessione satellitare cedette, il canto si spense da solo.
Le sirene, offese, bloccarono la flottiglia e passarono a un altro target.
Il Capitano Romantico pianse: “Abbiamo perso un’occasione poetica.”
L’Attivista Indignata urlò: “È colpa dell’algoritmo capitalistico!”
L’Influencer Idealista contò i danni: “Ho perso 500 follower, ma almeno il ballo è finito nei suggeriti.”
Il Funzionario Diplomatico sospirò: “Finalmente silenzio. Posso protocollare la crisi.”
Conclusione
La flottiglia riprese il largo, esausta, con gli occhi ancora pieni di slogan. Avevano imparato che la vera tempesta non è il vento, ma il canto incessante delle illusioni digitali.
Il Mediterraneo sorrideva ancora.
«Gli uomini,» mormorava tra le onde, «hanno inventato sirene più pericolose delle mie. Almeno le mie cantavano, non facevano trending topic.»
E all’orizzonte, tra il silenzio provvisorio e la confusione residua, già si intravedeva la prossima minaccia: un’ombra gigantesca con un solo occhio elettronico.
Polifemo li stava aspettando.
✍️ Pensieri Scomposti – Il Sognatore Lento
🔹 Vai al Capitolo 1 – Eolo e la valigetta dei venti
🔹 Vai al Capitolo 3 – Polifemo, il ciclope burocratico