Molise e Abruzzo: unire le forze per non sparire

Autonomia o unione? Il bivio che non possiamo più rimandare

1. Un dibattito che ritorna

Il futuro del Molise torna periodicamente al centro del dibattito.
C’è chi difende l’autonomia regionale come valore irrinunciabile, e chi invece vede nella fusione con l’Abruzzo l’unica via di salvezza. Due posizioni che, pur diverse, hanno un obiettivo comune: trovare una strada contro lo spopolamento.

La realtà, però, impone una domanda scomoda: un territorio così piccolo può davvero sopravvivere da solo, in un’Italia e in un’Europa sempre più grandi e competitive?


2. Una storia di separazione

Fino al 1963 Abruzzo e Molise erano una sola regione: Abruzzi e Molise.
La separazione arrivò con la legge costituzionale n. 3 del 1963, che diede vita al Molise come ventesima regione italiana. Le ragioni furono politiche e amministrative: riconoscere una propria identità a un territorio che, già allora, temeva di restare ai margini.

Ma a distanza di oltre sessant’anni, i risultati non sono incoraggianti.
L’autonomia non ha fermato l’esodo. Non ha impedito l’invecchiamento. Non ha ridotto l’isolamento.


3. I numeri dello spopolamento

I dati parlano chiaro:

  • Nel 2001 i molisani erano circa 320 mila. Oggi sono poco più di 260 mila.
  • In vent’anni la regione ha perso quasi un quarto della popolazione.
  • L’età media supera i 47 anni.
  • L’indice di vecchiaia è oltre il 250%: significa che ci sono più di due anziani per ogni giovane.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: chiudono scuole per mancanza di alunni, gli ospedali vengono depotenziati, i trasporti ridotti al minimo. È un circolo vizioso: meno abitanti → meno servizi → altri abitanti che partono.


4. Una piccola regione, un piccolo peso politico

Il Molise paga anche il prezzo della sua dimensione politica.
Con poco più di 260 mila abitanti, elegge solo pochi rappresentanti in Parlamento. Il peso nei tavoli nazionali è minimo.
Quando si discute di grandi opere, di infrastrutture strategiche o di riparto di fondi, il rischio di essere ignorati è altissimo.

Al contrario, un’unione con l’Abruzzo porterebbe la popolazione complessiva a oltre 1,5 milioni di abitanti. Una regione più forte, con più parlamentari, più senatori, più voce sia a Roma che a Bruxelles.


5. Perché guardare all’unione

Unire Molise e Abruzzo non significa cancellare il Molise, ma inserirlo in un contesto più ampio e competitivo.

I vantaggi possibili:

  • Maggiore peso politico, con più rappresentanza nazionale ed europea.
  • Riduzione dei costi amministrativi, eliminando doppioni e sovrastrutture.
  • Più forza nella gestione dei fondi europei, grazie a strutture tecniche più solide.
  • Un mercato del lavoro integrato, che offra più opportunità a giovani e professionisti.
  • Un turismo più competitivo, capace di unire mare, montagna e aree interne in un unico brand territoriale.
  • Un ritorno alle radici storiche, perché fino al 1963 Abruzzo e Molise erano un’unica realtà.

Non sarebbe un passo indietro, ma un ritorno alle origini con una prospettiva nuova.


6. Le paure da affrontare

Molti temono che l’unione cancellerebbe l’identità del Molise.
Ma un popolo non scompare perché cambia un confine amministrativo.
L’identità non si difende con una legge o con un consiglio regionale: si difende con comunità vive, scuole aperte, feste patronali che continuano, giovani che restano.

Se i paesi si svuotano, se i ragazzi partono, se i servizi chiudono, il Molise sparisce dall’interno, non certo per una fusione istituzionale.


7. Gli scenari possibili

Due strade si aprono davanti a noi:

  • Restare soli: il Molise continua da solo, ma i numeri raccontano una lenta erosione. Meno abitanti, meno servizi, meno voce.
  • Unirsi all’Abruzzo: una regione più forte, più rappresentativa, più competitiva. Non una bacchetta magica, ma un’opportunità concreta di invertire la rotta.

In un mondo che spinge verso unioni sempre più grandi, l’idea che una regione piccola e fragile possa bastare a se stessa rischia di essere un’illusione.


8. Una scelta di coraggio

Difendere l’autonomia è comprensibile. Ma a volte il coraggio non sta nel restare soli: sta nello scegliere di camminare insieme.
Un’unione con l’Abruzzo non cancellerebbe il Molise, ma lo rafforzerebbe.
Potrebbe dare ai paesi di montagna, alle aree interne, ai giovani che cercano lavoro, una prospettiva diversa.

Non si tratta di tradire la storia, ma di darle continuità. Perché Abruzzo e Molise sono stati uniti per secoli, e insieme potrebbero tornare a contare.


Conclusione

Il Molise è arrivato a un bivio.
L’autonomia è un sogno, ma rischia di restare solo una parola.
L’unione con l’Abruzzo, invece, potrebbe essere l’ultima occasione per invertire la tendenza.

Non sarebbe una resa, ma un atto di lungimiranza.
Perché due solitudini, se restano separate, si spengono.
Ma se si uniscono, possono ancora farsi sentire.