📑 Programma dettagliato per un Parlamento senza privilegi

1 Obiettivo della riforma
Perché serve riportare la politica alla realtà del Paese, ricucendo il divario con i cittadini.

2-Struttura economica del mandato

  • Stipendio netto fissato a 3.500 €
  • Rimborsi solo documentati e pubblici
  • Abolizione diaria fissa
  • Stop auto blu per i parlamentari semplici

3-Regole di trasparenza e responsabilità

  • Obbligo di presenza minima
  • Assenze giustificate e certificate
  • Report trimestrale di attività

4-Decoro e rispetto istituzionale

  • Codice etico vincolante
  • Stop ai teatrini, insulti e risse
  • Sanzioni disciplinari ed economiche

5 Limiti al mandato politico

  • Massimo due legislature consecutive
  • Stop ai vitalizi
  • Fine della carriera politica come mestiere
  • Divieto di cumulo incarichi

6 Vantaggi della riforma

  • Risparmio economico
  • Maggiore credibilità delle istituzioni
  • Rinnovamento generazionale
  • Avvicinamento alla vita reale dei cittadini

7 Modalità di attuazione

  • Via legislativa ordinaria
  • In caso di rifiuto → via referendaria
  • Comitato civico nazionale
  • Comunicazione trasparente

8 Messaggio finale

  • 3.500 € bastano
  • Il Parlamento non è un posto fisso
  • Meno privilegi, più dignità

1 Obiettivo della riforma
La politica italiana ha perso da troppo tempo il contatto con la realtà del Paese.
Quello che dovrebbe essere il cuore della democrazia si è trasformato in una carriera di privilegi, fatta di stipendi sproporzionati, rimborsi opachi, auto blu, vitalizi e trattamenti pensionistici fuori scala.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: milioni di cittadini che guadagnano 1.200 o 1.500 euro al mese guardano con rabbia e sfiducia chi, seduto in Parlamento, può arrivare a percepire più di 13.000 euro. Non è solo uno squilibrio economico: è soprattutto un’umiliazione morale, che mina la legittimità stessa delle istituzioni.

Gli ultimi teatrini hanno fatto traboccare il vaso. Urla, insulti e risse verbali in Aula, dichiarazioni arroganti sugli stipendi “da aumentare”, pronunciate con leggerezza, e poi cene e brindisi serali tra “avversari politici”. Uno spettacolo che scredita il Parlamento, allontana i cittadini e alimenta la disillusione.

Il simbolo più concreto di questo scollamento è il carrello della spesa: per milioni di famiglie riempirlo è diventato un esercizio di sopravvivenza. Pane, pasta, latte, carne, frutta pesano sempre di più sul bilancio mensile, mentre per troppi parlamentari il caro-vita resta un concetto astratto, letto nei dossier. Non capiscono che non è “aumentato il carrello”: è aumentato ciò che ci si mette dentro.

📌 Per questo serve una riforma urgente e radicale degli stipendi e dei privilegi parlamentari. Non per punire i politici, ma per restaurare equilibrio, dignità e sobrietà nelle istituzioni.

La proposta parte da un principio semplice:
👉 fare il parlamentare non deve essere un mestiere, ma un percorso di vita.

Un cittadino che per un periodo limitato mette le proprie competenze e la propria passione al servizio del Paese, riceve un compenso giusto e trasparente, e poi torna al proprio lavoro e alla propria vita.

Solo così si evita la trasformazione del Parlamento in un “posto fisso di lusso” e si restituisce al mandato elettivo la sua natura originaria: un servizio temporaneo alla comunità, non una carriera lucrativa.

2 Struttura economica del mandato

A) Stipendio netto fissato a 3.500 €Il primo passo per riportare equilibrio e credibilità nelle istituzioni è fissare un tetto chiaro e dignitoso allo stipendio parlamentare. La proposta è semplice: un compenso netto di 3.500 euro al mese, uguale per tutti i parlamentari, senza eccezioni o maggiorazioni nascoste.Questa cifra non è casuale:È superiore alla retribuzione media di insegnanti, infermieri, forze dell’ordine, tecnici e professionisti qualificati, e quindi assicura dignità economica.È nettamente inferiore agli oltre 13.000 euro che oggi un parlamentare può percepire tra indennità, rimborsi e diarie, e quindi elimina lo squilibrio scandaloso rispetto alla vita reale dei cittadini.È sufficiente a garantire indipendenza e libertà di giudizio, ma non così alta da trasformare il Parlamento in una carriera lucrativa.Il messaggio è chiaro: rappresentare i cittadini è un servizio, non un privilegio economico.Chi si candida sa che riceverà un compenso giusto, ma non potrà arricchirsi a spese della collettività.

📌 Questo punto non è solo una questione di numeri, ma di simboli: mentre milioni di italiani faticano a portare a casa 1.500 o 2.000 euro al mese, sapere che i loro rappresentanti vivono con più di otto volte tanto è insopportabile. Ridurre lo stipendio a 3.500 € significa ricucire una ferita, ristabilire un principio di equità e ricordare che la politica deve essere vicina al Paese reale.

B) Rimborsi solo documentati e pubblici

Il secondo pilastro della riforma riguarda i rimborsi spese.
Oggi, troppe voci vengono liquidate “a forfait”, cioè con un importo fisso e senza alcun obbligo di giustificazione. Questo sistema è il terreno ideale per gli abusi: spese mai sostenute, costi gonfiati, rimborsi che diventano una seconda entrata mensile.

La proposta è semplice e rivoluzionaria: ogni euro deve essere giustificato con fattura, ricevuta o scontrino.

  • Collaboratori → pagati solo con contratti regolari e buste paga, niente rimborsi in nero.
  • Uffici e sedi locali → spese coperte solo dietro fattura intestata.
  • Viaggi, telefonia e spostamenti → ammessi solo se legati all’attività parlamentare, con biglietti, ricevute e contratti ben visibili.

Ma non basta documentare: serve anche trasparenza totale.
👉 Tutte le spese rimborsate devono essere pubblicate online, in un portale accessibile a chiunque. Così i cittadini possono verificare in tempo reale come vengono utilizzati i soldi pubblici.

Questo sistema ha due effetti immediati:

  1. Stop agli sprechi – niente più soldi facili o rimborsi fittizi.
  2. Responsabilità personale – ogni parlamentare sa che ogni scontrino finirà sotto gli occhi dei cittadini, e quindi sarà più prudente e sobrio.

📌 In un Paese dove milioni di famiglie devono giustificare ogni spesa per ottenere un mutuo, un bonus o un rimborso sanitario, non è accettabile che chi siede in Parlamento continui a ricevere soldi senza rendicontazione. La regola deve essere una sola: si rimborsa solo ciò che è dimostrato e reso pubblico.

C) Abolizione della diaria fissa

Tra i privilegi più contestati c’è la diaria, cioè un rimborso forfettario concesso ai parlamentari per la permanenza a Roma. Attualmente questa voce ammonta a diverse migliaia di euro al mese, concessi in maniera automatica, senza alcun controllo o verifica reale.

Il risultato? Anche chi vive a pochi chilometri dalla Capitale o chi gode di residenze e agevolazioni non spende quelle cifre, ma continua a incassarle ugualmente. La diaria è diventata un’entrata extra, non un rimborso di spese effettive.

👉 La proposta è chiara: abolizione totale della diaria fissa.

Al suo posto, solo rimborsi reali e documentati:

  • Affitto o pernottamento a Roma → rimborsati esclusivamente dietro contratto registrato o fatture di strutture ricettive.
  • Spese di vitto e trasporto locale → rimborsate solo se comprovate da ricevute e strettamente legate all’attività parlamentare.
  • Nessun rimborso automatico → chi non presenta documentazione, non riceve nulla.

Il principio è semplice: non un euro in più di quello che serve davvero per svolgere la funzione parlamentare.

Questo meccanismo porta due vantaggi fondamentali:

  1. Fine degli abusi → chi oggi percepisce la diaria senza spese effettive non avrà più questo privilegio.
  2. Equità e trasparenza → ogni cittadino potrà verificare online quali spese vengono rimborsate e a chi.

📌 In un Paese dove milioni di studenti e lavoratori fuori sede devono faticare per pagare affitti e bollette, è inaccettabile che un parlamentare riceva soldi “a forfait” solo perché siede in Parlamento. La diaria fissa non è un diritto, è un privilegio: e come tale deve essere cancellata.

D) Stop auto blu per i parlamentari semplici

Le auto blu sono diventate negli anni il simbolo dei privilegi della politica. Non importa quante volte si sia tentato di ridurne il numero o di distinguerle dalle cosiddette “auto grigie”: nell’immaginario collettivo rappresentano ancora un lusso che distanzia chi governa da chi è governato.

Oggi, nonostante alcuni tagli, esistono ancora migliaia di veicoli a disposizione di istituzioni e ministeri. Auto con autista, benzina, pedaggi e manutenzione a carico dello Stato: una spesa che grava sui cittadini senza apparire giustificata.

👉 La nostra proposta è chiara: niente più auto blu per i parlamentari semplici.

Il privilegio deve essere riservato solo a chi ricopre le più alte cariche istituzionali, cioè:

  • Presidente della Repubblica,
  • Presidenti di Camera e Senato,
  • Presidente del Consiglio e Ministri.

Tutti gli altri parlamentari devono muoversi come qualsiasi cittadino:

  • Mezzi pubblici (metro, bus, treni),
  • Taxi o car sharing, con rimborsi solo se documentati,
  • Uso della propria auto, con rimborso chilometrico nei limiti fissati per i dipendenti pubblici.

Questo cambio di rotta non è solo economico, ma soprattutto simbolico:

  • Un parlamentare che prende la metro o il treno regionale manda un segnale di vicinanza al Paese reale.
  • Vedere i rappresentanti seduti accanto a pendolari, studenti e lavoratori restituisce dignità alla politica.
  • Eliminare il privilegio dell’auto blu significa ridurre la distanza tra i palazzi e la vita quotidiana.

📌 In un’Italia in cui milioni di persone fanno i conti ogni giorno con il caro-benzina, il costo dei trasporti pubblici e i disagi delle infrastrutture, non è accettabile che chi decide quelle politiche viaggi senza accorgersene.
La regola deve essere una sola: l’auto blu non è un diritto, è un privilegio. E come tale va cancellato.

3 Regole di trasparenza e responsabilità

A Obbligo di presenza minima: Uno dei problemi più gravi del Parlamento italiano è l’assenteismo cronico. Troppe volte le cronache hanno mostrato Aule semivuote, votazioni con pochi presenti o parlamentari che si fanno vedere solo in occasioni di visibilità mediatica.

👉 Chi viene eletto ha un dovere preciso: essere presente. Non solo per votare, ma per ascoltare, discutere, lavorare nelle commissioni e contribuire al dibattito.

La proposta è chiara:

  • Presenza minima obbligatoria del 70% delle sedute e delle votazioni, pena sanzioni economiche proporzionali allo stipendio.
  • Le assenze per malattia devono essere documentate con certificato medico, come avviene per qualsiasi altro lavoratore.
  • Le assenze per incarichi istituzionali (missioni all’estero, attività governative, emergenze nazionali) devono essere motivate e registrate.
  • In caso di assenze ingiustificate ripetute, il parlamentare rischia la sospensione temporanea dalle attività o la decadenza dal mandato.

📌 In un Paese dove ogni lavoratore deve timbrare il cartellino, chiedere ferie e presentare certificati di malattia, non è accettabile che un parlamentare possa assentarsi senza giustificazione e continuare a percepire stipendio e rimborsi pieni.

L’obiettivo è restituire al Parlamento la sua funzione originaria: un luogo vivo, di confronto e decisione, non una sala spesso vuota usata solo come passerella televisiva.

  • Assenze giustificate e certificate
  • Report trimestrale di attività

4 Decoro e rispetto istituzionale

  • Codice etico vincolante
  • Stop ai teatrini, insulti e risse
  • Sanzioni disciplinari ed economiche

5 Limiti al mandato politico

  • Massimo due legislature consecutive
  • Stop ai vitalizi
  • Fine della carriera politica come mestiere
  • Divieto di cumulo incarichi

6 Vantaggi della riforma

  • Risparmio economico
  • Maggiore credibilità delle istituzioni
  • Rinnovamento generazionale
  • Avvicinamento alla vita reale dei cittadini

7 Modalità di attuazione

  • Via legislativa ordinaria
  • In caso di rifiuto → via referendaria
  • Comitato civico nazionale
  • Comunicazione trasparente

8 Messaggio finale

  • 3.500 € bastano
  • Il Parlamento non è un posto fisso
  • Meno privilegi, più dignità

1. Obiettivo della riforma

La misura è colma. O si riforma il Parlamento, o si rischia di perdere del tutto la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Negli ultimi decenni, quello che dovrebbe essere il cuore della democrazia si è trasformato in una carriera di privilegio, lontana dalla vita reale. Stipendi sproporzionati, rimborsi senza controllo, auto blu e vitalizi hanno creato un fossato sempre più profondo tra eletti ed elettori. Per molti cittadini, chi siede in Aula vive in una dimensione parallela, fatta di benefit e trattamenti speciali, scollegata dai sacrifici quotidiani del Paese.

Nel frattempo, la vita reale corre in tutt’altra direzione: stipendi bassi, precarietà, famiglie che devono scegliere cosa mettere o togliere dal carrello della spesa. Chi porta a casa 1.500 euro al mese e legge che un parlamentare ne percepisce oltre otto volte tanto non può che provare sfiducia, rabbia e disillusione. Questo divario non è solo economico: è soprattutto morale e simbolico, e mina alla radice la legittimità stessa della democrazia.

Gli ultimi teatrini hanno fatto traboccare il vaso: urla, insulti, risse verbali in Aula, dichiarazioni arroganti sugli stipendi da aumentare pronunciate con leggerezza, e poi, la sera, le stesse persone a cena con i loro “avversari” politici, come se nulla fosse. Una commedia che scredita le istituzioni e umilia la serietà della Repubblica.

Il simbolo più concreto di questo scollamento è il carrello della spesa: per milioni di famiglie riempirlo è diventato un esercizio di sopravvivenza. Pane, pasta, latte, carne, frutta pesano sempre di più sul bilancio mensile. Eppure, per chi non mette piede in un supermercato da anni, il caro-vita resta un concetto astratto, ridotto a numeri e grafici. Non capiscono che non è “aumentato il carrello”: è aumentato ciò che ci si mette dentro.

Per questo motivo, una riforma degli stipendi e dei privilegi parlamentari è necessaria e urgente. Non per punire i politici, ma per restaurare equilibrio, dignità e sobrietà nelle istituzioni.

Questa proposta parte da un principio semplice: fare il parlamentare non deve essere un mestiere, ma un percorso di vita. Un cittadino che per un periodo limitato mette le proprie competenze e la propria passione al servizio del Paese, ricevendo un compenso giusto e trasparente, e poi torna al proprio lavoro e alla propria vita.

👉 Solo così si evita la trasformazione del Parlamento in un “posto fisso di lusso” e si restituisce al mandato elettivo la sua natura originaria: un servizio temporaneo alla comunità, non una carriera lucrativa.