Il corteo che doveva cambiare il mondo (e invece ha rotto solo vetrine)

👉 “Il corteo che doveva cambiare il mondo ha cambiato solo l’agenda del vetraio… e domani tocca all’idraulico: mamma, speriamo non ai tubi del gas.”

Sessanta feriti. Non “qualche disagio”, non “un po’ di caos”, ma sessanta persone finite in ospedale.
Eppure la sceneggiatura era un’altra: doveva essere il corteo che faceva tremare i potenti, che scuoteva le coscienze, che cambiava il mondo.

Risultato? Vetrine in frantumi, lampioni divelti, strade bloccate.
Altro che rivoluzione: un sabato sera qualunque, con il conto dei danni a carico della città.


La piazza della rabbia

In teoria la piazza serve a farsi ascoltare.
In pratica, spesso diventa un karaoke della frustrazione:

  • slogan urlati a memoria,
  • cartelli scritti in fretta,
  • cori che non spiegano nulla a nessuno.

Così l’unico messaggio che resta è il rumore. E il rumore, da solo, non cambia niente.


La memoria corta

Una volta i cortei chiedevano pane, lavoro, diritti.
Oggi sembra che basti rompere una vetrina per sentirsi eredi del Sessantotto.
Peccato che al posto di idee restino solo verbali, al posto delle conquiste solo cocci sul marciapiede.
È la storia trasformata in caricatura: dalla lotta operaia al vandalismo da weekend.


La scuola chiusa

Nel frattempo, le scuole chiuse.
Eppure è lì che si dovrebbe imparare a distinguere tra protesta e violenza.
Invece gli studenti restano a casa con una sola certezza: “l’assenza è giustificata”.
Sì, giustificata, ma a scapito di una lezione che non si recupererà mai: quella della comprensione critica.


I numeri che pesano

Sessanta feriti non sono folklore, sono un fatto.
Sessanta feriti non sono “disagi”, ma conseguenze concrete.
Eppure c’è chi applaude lo stesso, come se una vetrina rotta fosse la premessa della pace nel mondo.


La conclusione (amara)

Alla fine i cortei che promettono di cambiare il mondo lasciano dietro di sé solo cocci da raccogliere.
Un giorno forse si capirà che la vera forza non è nella piazza che urla, ma nella società che studia e che ragiona.

Fino ad allora, resta la solita morale: il mondo resta com’è, e l’unica cosa che cambia è la serratura dei negozi spaccati.

✍️ Pensieri Scomposti – Il Sognatore Lento