
Dalla Costa dei Trabocchi alle comunità all’estero: un turismo che valorizza memoria, identità e sostenibilità.
C’è un filo che unisce il mare e la terra, i trabocchi e i cammini, l’emigrazione di ieri e i ritorni di oggi. Quel filo si chiama Radici. Non è solo il nome di un progetto, ma una visione: quella di un turismo che non consuma, non divora il paesaggio, ma lo abita con rispetto. Fossacesia ha deciso di farne un punto di forza, aderendo al programma nazionale del Turismo delle Radici promosso dal Ministero degli Esteri e inserito nel PNRR.
Un progetto che unisce
Il progetto Radici non è un’iniziativa isolata. È parte di una strategia più ampia che l’Italia sta portando avanti per coinvolgere gli emigrati e i loro discendenti, offrendo loro la possibilità di tornare nei paesi d’origine e riscoprirne la cultura. Fossacesia, con la sua storia di emigrazione verso l’America, l’Australia, la Svizzera e il Nord Italia, non poteva mancare. Qui, tra l’Abbazia di San Giovanni in Venere e la Via Verde dei Trabocchi, tra campagne di ulivi e vigne che guardano l’Adriatico, le radici non sono solo memoria: sono paesaggio, tradizioni, persone.
L’evento “Radici. Trabocchi, Cammini e Sapori”, ospitato a Fossacesia, ha mostrato chiaramente la direzione: mettere insieme associazioni, istituzioni, operatori turistici, comunità locali. Non un festival spot, ma un’occasione di confronto per progettare il futuro di un territorio.
Turismo che non consuma, ma rispetta
“Radici” è turismo lento, fatto di passi e di racconti. Non si tratta di portare pullman di turisti che fotografano e ripartono, ma di costruire esperienze autentiche: camminare lungo i tratturi della transumanza, pedalare sulla Via Verde, fermarsi su un trabocco ad ascoltare storie di mare, assaporare un piatto preparato con prodotti locali.
Iniziative come la maratona di Ivana Di Martino, che ha toccato la Costa dei Trabocchi insieme a Legambiente per promuovere la protezione dell’habitat, vanno in questa direzione: lo sport come forma di turismo attivo, rispettoso, legato al paesaggio. Non è solo una corsa, ma un messaggio che resta.
La forza delle comunità e della memoria
Il cuore del progetto Radici, però, batte forte nella relazione con gli emigrati e i loro discendenti. Parliamo di milioni di italiani nel mondo che, attraverso il Passaporto delle Radici, avranno la possibilità di ritornare e sentirsi parte di una comunità. Non sono turisti qualsiasi: sono figli, nipoti, pronipoti di chi da Fossacesia e dall’Abruzzo è partito in cerca di lavoro.
Accoglierli significa restituire valore alle storie familiari, ma anche aprire nuove prospettive per l’economia locale. Perché chi torna non cerca solo un posto letto: cerca emozioni, autenticità, legami. E spesso diventa ambasciatore del territorio all’estero, portando con sé un’immagine positiva e concreta.
Radici e futuro: un’opportunità per i giovani
Il turismo delle radici non riguarda soltanto il passato. Può essere un’occasione per il presente e il futuro dei giovani. Guide ambientali, operatori culturali, ristoratori, gestori di strutture ricettive: i mestieri legati a questo tipo di turismo hanno bisogno di persone formate, motivate, capaci di raccontare.
Fossacesia, come tutta la Costa dei Trabocchi, può diventare un laboratorio di sviluppo sostenibile: unire mare e montagna, costa e aree interne, accogliere chi partecipa a un cammino sulla Maiella e chi vuole dormire una notte vicino al mare, su un trabocco. La sfida è trasformare l’identità in opportunità, senza snaturare nulla.
Conclusione
Il progetto Radici ci ricorda che il futuro di un territorio non si costruisce solo con nuove strade o nuove strutture, ma anche con la capacità di custodire e valorizzare ciò che già c’è. A Fossacesia, questo significa riconoscere il valore della memoria, dell’accoglienza e della bellezza naturale.
Radici non vuol dire restare fermi: vuol dire avere un punto da cui ripartire. E Fossacesia, oggi, sceglie di ripartire dalla sua comunità.