Zangrillo rilancia: “Docenti e ATA giurino fedeltà alla Repubblica”

Un giuramento di fedeltà alla Repubblica per tutti i dipendenti pubblici, inclusi docenti e personale ATA. È la proposta rilanciata dal ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che punta a rafforzare il legame simbolico tra chi lavora nello Stato e l’interesse generale del Paese.

La formula

Il testo, nelle intenzioni del ministro, sarebbe lo stesso già utilizzato dai membri del Governo al momento del giuramento:

“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione.”

Un impegno solenne che, se approvato, diverrebbe parte integrante dell’entrata in servizio del personale scolastico e, più in generale, di tutti i dipendenti pubblici.

Il senso della proposta

Per Zangrillo, la differenza tra settore privato e pubblico è sostanziale. Nel privato il lavoratore mette a disposizione le proprie competenze per gli interessi di un’impresa; nel pubblico, invece, opera a beneficio della collettività. Da qui l’idea di un giuramento che non sia un atto formale, ma un richiamo costante alla responsabilità, alla lealtà verso la Costituzione e all’imparzialità nell’esercizio delle funzioni.

“Il pubblico impiego – ha dichiarato – ha una finalità collettiva. Chiedere un giuramento di fedeltà significa ribadire che chi lavora per lo Stato è al servizio della Repubblica e dei cittadini.”

Le possibili implicazioni

La proposta apre però un dibattito ampio. Da un lato, c’è chi la legge come un’iniziativa simbolica capace di valorizzare il ruolo del personale pubblico, spesso accusato di scarsa efficienza. Dall’altro, emergono interrogativi di carattere pratico e giuridico:

  • il giuramento sarebbe vincolante anche sul piano disciplinare?
  • cosa accadrebbe in caso di rifiuto?
  • è compatibile con i principi di libertà di coscienza e con l’autonomia del pubblico impiego garantiti dalla Costituzione?

Il contesto storico

Il riferimento al “giuramento” evoca inevitabilmente precedenti storici. In particolare, quello imposto dal regime fascista ai docenti universitari nel 1931, che comportò l’allontanamento di chi non accettò di prestarlo. Pur trattandosi di un contesto molto diverso, il richiamo resta sensibile e contribuisce ad alimentare la discussione.

Un dibattito aperto

Al momento si tratta di una proposta politica, che dovrà eventualmente tradursi in un progetto normativo e passare al vaglio del Parlamento. Resta però il segnale: sottolineare la specificità del lavoro pubblico come servizio alla Repubblica e non solo come rapporto contrattuale.

Il confronto è aperto: tra chi vede nel giuramento un modo per rafforzare senso civico e appartenenza, e chi teme che possa diventare un vincolo ideologico o un atto puramente formale.

Chi vivrà vedrà.