Pennadomo – Il borgo che parla con la roccia

Tra gole, falesie e silenzi d’Abruzzo: un piccolo paese che custodisce storia, natura e poesia.

C’è un paese in Abruzzo che sembra scolpito dalla natura più che costruito dall’uomo. Pennadomo, nella provincia di Chieti, è un piccolo borgo abbarbicato a 460 metri d’altitudine, tra le gole del Sangro e il Lago di Bomba. Un luogo che conta poche centinaia di abitanti, ma che custodisce una bellezza rara: quella che nasce dall’incontro tra pietra, storia e silenzio.


Un nome che nasce dalla pietra

Il toponimo “Pennadomo” richiama la roccia stessa: da pinna (masso, rupe) e domus (casa, abitato). È un nome che rivela il carattere del borgo, stretto intorno a falesie calcaree e pareti verticali che ne disegnano il profilo.
La sua storia affonda nel Medioevo: le prime attestazioni scritte risalgono al XII secolo, ma le radici vanno oltre, legandosi all’antico municipio romano di Juvanum, che sorgeva poco distante.


Le gole e le falesie

Chi arriva a Pennadomo non può non fermarsi alle sue gole: un piccolo canyon scavato nella roccia, percorribile in pochi minuti ma capace di lasciare un’impressione indelebile. Le pareti si stringono fino a sembrare un sipario naturale, la luce filtra creando riflessi improvvisi, e la cascata della Gran Giara aggiunge voce al paesaggio.
Le falesie che dominano il paese sono note anche agli appassionati di arrampicata: dagli anni ’80 qui si aprono vie celebri per bellezza e difficoltà, rendendo Pennadomo una meta ricercata da chi ama sfidare la verticalità.


Il borgo e la sua memoria

Il centro storico conserva la semplicità dei piccoli paesi appenninici: case in pietra, portali lavorati, vicoli stretti che si arrampicano verso la chiesa di San Nicola di Bari.
Pennadomo custodisce anche una memoria civile importante: è legato alla figura di Ettore Troilo, fondatore della Brigata Maiella, la formazione partigiana che diede all’Abruzzo un posto speciale nella storia della Resistenza. Una targa su Palazzo Troilo ricorda quel legame di sangue e di coraggio.


Panorami e silenzi

Dal belvedere che domina il paese lo sguardo spazia verso il Lago di Bomba e le montagne della Maiella. È un punto che invita a fermarsi, respirare e ascoltare: perché Pennadomo non si visita soltanto, si vive nel ritmo lento di chi vuole ritrovare l’essenziale.


Turismo discreto e autentico

Pennadomo non è un borgo che cerca la folla, ma chi lo raggiunge trova esperienze uniche:

  • escursioni a piedi o in bici tra gole e boschi circostanti;
  • arrampicate sulle falesie;
  • gite in canoa o kayak sul vicino lago;
  • passeggiate tra vicoli e scorci che sanno di passato.

Nei mesi estivi il paese si anima con feste e ricorrenze, ma resta sempre fedele alla sua natura: intima, raccolta, mai urlata.


Conclusione poetica

Pennadomo non è solo un borgo: è un dialogo eterno con la pietra.
Le sue gole sono ferite di luce, i vicoli un abbraccio di memoria, il lago un occhio azzurro che riflette il tempo.

Qui il passo rallenta,
la montagna respira,
e ogni roccia diventa parola.

Pennadomo è piccolo,
ma parla come una montagna intera.