🌕 Serata di gala all’anfiteatro di Juvanum

Nel 2065, la Filarmonica del Bosco Antico riporta la musica tra le rovine del tempo

Certe storie nascono come fantasia, ma finiscono per assomigliare troppo alla realtà.
Se si va avanti così, Juvanum 2065 non sarà più un sogno poetico: sarà una possibilità concreta.
E allora, quando un paese si spopola, la natura non lo dimentica: si riprende solo ciò che le era sempre appartenuto.

Juvanum, anno 2065.
Le pietre dell’antico anfiteatro, coperte da muschio e vento, hanno ripreso a respirare.
Dove un tempo si affollavano visitatori e silenzi archeologici, ora la natura è tornata padrona del palcoscenico — e custode della memoria.

Sotto la luna piena, il maestro Orso Bartolomeo ha alzato la bacchetta.
Davanti a lui, l’orchestra della Filarmonica del Bosco Antico: giovani lupi ai violini, tassi al contrabbasso, volpi alle percussioni, e civette al flauto notturno.
Un pubblico di cervi, scoiattoli e gufi attendeva in perfetto silenzio, come nelle grandi serate di un tempo.

Il concerto si è aperto con La danza dei funghi, un inno alla rinascita dopo la pioggia.
È seguito il Valzer delle volpi, ironico e seducente, dove ogni passo era un segreto svelato.
Poi la Ballata delle pecore in sol maggiore, dolce e malinconica come un tramonto sull’altopiano.
Il Notturno del gufo critico ha attraversato la valle con le sue note lente, come domande che non hanno fretta di trovare risposta.
E infine, L’applauso delle querce 🌳 — un fremito di fronde e radici che si univa al respiro della terra.

Nessun uomo era rimasto, ma la loro musica sopravviveva tra le radici.
Come se le creature del bosco avessero raccolto l’eco di un’antica civiltà e, nel silenzio ritrovato, le avessero dato nuova voce.

Quando il maestro abbassò la bacchetta, la luna restò sospesa più del solito, come per trattenere quella melodia che non apparteneva più a nessuno, eppure a tutti.

E fu allora che il bosco, guardando le rovine illuminate, sembrò sussurrare:
«Quando un paese si spopola, la natura non lo dimentica: si riprende solo ciò che le era sempre appartenuto.»

🎭 “Un concerto in cui nessuno stonò… tranne chi pensava di essere il direttore.”


✒️ Il Sognatore Lento