🧱 Un sindacalista dovrebbe difendere i lavoratori, non un’ideologia

Quando la rappresentanza si trasforma in propaganda

Un sindacalista dovrebbe difendere i lavoratori, non un’ideologia.
L’attuale leader della CGIL sembra aver dimenticato questa verità semplice e profonda: il lavoro non ha colore politico, ha solo bisogno di rispetto, crescita e dignità.

Negli ultimi anni, la guida del principale sindacato italiano è diventata il simbolo di un sindacalismo che ha smarrito la sua missione originaria.
Nato nelle fabbriche e cresciuto nella lotta per i diritti, oggi appare spesso più impegnato a difendere un’identità ideologica che le reali esigenze del mondo del lavoro.


🔴 Dalla FIOM alla CGIL: la lunga ombra dell’ideologia

L’attuale segretario generale della CGIL proviene dal mondo metalmeccanico e ha sempre mantenuto un linguaggio diretto, quasi da fabbrica.
Col tempo però, il suo discorso si è trasformato in una retorica da comizio, dove le parole “lotta”, “uguaglianza” e “resistenza” prevalgono su quelle come “innovazione”, “competenza” e “contrattazione”.

Oggi la CGIL sembra più una tribuna politica che un sindacato: interviene su tutto — dalla geopolitica internazionale alle crisi di governo — ma raramente porta a casa risultati concreti per chi lavora davvero.

Il problema non è la passione, ma la strumentalizzazione del malessere.
Quando un leader sindacale parla alle folle alimentando rabbia e contrapposizione, smette di essere un mediatore e diventa un agitatore.
E un sindacato senza mediazione è un sindacato inutile.


⚙️ I lavoratori di oggi non sono più quelli di ieri

Il mondo del lavoro è cambiato.
Le fabbriche si sono svuotate, il precariato si è moltiplicato, le partite IVA sono cresciute.
C’è un’intera generazione che non conosce né la tuta blu né la tessera sindacale, ma che ogni giorno affronta contratti instabili, orari flessibili e stipendi fermi.

A queste persone — i nuovi lavoratori, invisibili ma essenziali — il sindacato parla poco.
Il suo linguaggio resta ancorato a un passato dove il nemico era sempre “il padrone”, e mai la burocrazia, la tassazione o la mancanza di meritocrazia.

Difendere il lavoro oggi significa dialogare con il cambiamento, non restare prigionieri della nostalgia.


⚖️ Il sindacato come deve essere

Un vero sindacato dovrebbe unire, non dividere.
Dovrebbe rappresentare il cuoco e l’ingegnere, il muratore e la cameriera, senza chiedere da che parte votano o in quale ideologia credono.
Dovrebbe sedersi ai tavoli, non solo salire sui palchi.

La forza del sindacato non sta nel gridare, ma nel costruire ponti tra chi produce e chi lavora.
Perché senza dialogo non c’è progresso, e senza progresso non c’è futuro.


✍️ Conclusione

La guida attuale della CGIL ha smarrito questa bussola.
Rivendica battaglie giuste, ma con metodi sbagliati; difende valori nobili, ma con parole che dividono.

E quando un sindacalista dimentica che il suo primo dovere è rappresentare tutti i lavoratori, non solo quelli della sua parte, allora il sindacato perde credibilità, e il lavoro perde voce.

Il lavoro non ha bisogno di slogan, ma di risposte.
Non ha bisogno di ideologia, ma di dignità.