
Cosa cambia e perché è diverso dagli altri
In queste ore, dopo l’approvazione definitiva al Senato, la riforma costituzionale della giustizia è al centro del dibattito politico. Si parla già di un possibile referendum popolare nel 2026, ma in molti — anche tra giornali e talk show — stanno confondendo le regole.
Proviamo allora a fare chiarezza.
🔹 Di che riforma si tratta
La legge approvata il 30 ottobre 2025 introduce una modifica della Costituzione italiana:
- separa le carriere tra giudici e pubblici ministeri,
- istituisce due Consigli superiori della magistratura,
- e crea una nuova Alta Corte Disciplinare.
È, dunque, una riforma costituzionale, non una legge ordinaria.
🔹 Referendum sì, ma non come gli altri
Poiché la riforma non è stata approvata con la maggioranza dei due terzi in Parlamento, la Costituzione (articolo 138) prevede che possa essere sottoposta a referendum confermativo.
La richiesta potrà arrivare entro tre mesi da:
- 500.000 cittadini elettori,
- 1/5 dei parlamentari,
- o cinque Consigli regionali.
Se la richiesta verrà presentata, gli italiani saranno chiamati alle urne nella primavera 2026.
🔹 Nessun quorum del 50% + 1
Ed ecco il punto chiave: questo referendum non prevede il quorum.
Non serve che vada a votare la metà più uno degli aventi diritto.
Conta solo la maggioranza dei voti validi espressi.
👉 Quindi:
- Se vincono i Sì, la riforma entra in vigore.
- Se vincono i No, la riforma decade.
Anche con una partecipazione molto bassa, il risultato sarà comunque valido.
🔹 Perché questa differenza?
La Costituzione ha voluto tutelare la stabilità delle istituzioni.
Le leggi costituzionali, infatti, sono frutto di un lungo percorso parlamentare e non possono essere cancellate per semplice disinteresse.
Il referendum serve non a bloccare una legge, ma a confermare o respingere una riforma già approvata.
Per questo si è scelto di non introdurre il quorum: chi partecipa decide per tutti.
🔹 E ora cosa succede?
Entro tre mesi dalla pubblicazione della legge, chi vorrà potrà promuovere la raccolta firme per chiedere il referendum.
Se la richiesta sarà accolta, il voto si terrà tra marzo e aprile 2026.
Il quesito sarà semplice:
“Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente la separazione delle carriere dei magistrati?”
🔹 Una scelta che segnerà il futuro della giustizia italiana
Il referendum sulla giustizia non sarà solo un voto tecnico.
Sarà un passaggio storico sul rapporto tra politica, magistratura e cittadini, e sul modo in cui vogliamo che funzioni la nostra democrazia.
Partecipare — qualunque sia la posizione — sarà il modo più diretto per esercitare quel diritto che fa di noi una Repubblica fondata sulla volontà del popolo.
✍️ Sotto il Cielo – Rubrica di attualità civile