Sabina Rossi (di Panacce) – Da Montenerodomo all’Argentina, fino all’Australia

“L’emigrazione non è mai un viaggio solo: è partire una volta e ripartire ancora, con il paese sempre nel cuore.”
👉 Testimonianza raccolta per la rubrica Monteneresi in the World


La partenza per l’Argentina

«Alla fine di novembre del 1957, mamma, papà, Anna – la sorella più piccola, nata dopo la guerra – ed io emigrammo in Argentina, dove c’erano già i miei fratelli Enrico con la moglie Filomena e Fedele. Andammo con la nave Andrea C.»

«Ricordo che l’unica cosa che mangiai durante il viaggio fu insalata e arance, poiché soffrii il mal di mare tanto da essere costretta a rimanere sempre sul terrazzo, dove non si sentiva l’odore del cibo.»

👉 Una traversata che per molti monteneresi non fu solo geografia, ma resistenza fisica ed emotiva.


L’arrivo a Buenos Aires

«Quando arrivammo a Buenos Aires, fui impressionata dalle case che erano tutte basse. Se avessi potuto, sarei ritornata in Italia il giorno dopo. Non mi piaceva niente: l’acqua, il caffè, eccetera, eccetera.»

«Andammo a vivere a San Martin, un sobborgo della provincia di Buenos Aires, non tanto lontano dalla capitale, dove abitavano anche altri paesani (Nicola e Antonietta di Spaccone, Menanzio Rossi, Domenica e Sabatino Di Francesco, Sofia e Antonio Calabrese). Si visitavano spesso i paesani.»

👉 La forza della comunità montenerese, anche lontano, era quella di ricreare una piccola “casa” nei sobborghi del mondo.


La vita in Argentina

«Dopo un certo tempo mi sposai con un giovane di Montenero, nipote di Antonio di Muschisco e di Rosalba. Faceva il sarto da uomo e da donna e lavorava molto bene.»

«Poi nacque mia figlia Rosana, che tornò a Montenero nell’inverno del 1987. Nel 1991 morì mio marito. La sua morte fu – ed è ancora – un colpo molto forte per noi. Però bisogna sempre andare avanti.»

👉 Dietro ogni storia di emigrazione ci sono lutti e fatiche, ma anche la dignità di rialzarsi, di guardare avanti senza dimenticare le radici.


La seconda emigrazione: l’Australia

«In seguito Rosana si mise in testa di venire in Australia, dove abitava mia sorella Rosa e la sua famiglia. E così arrivammo in Australia il 1° gennaio del 2000. Per me è stata una seconda emigrazione.»

«In Australia si sta bene e tutta la gente che conosco sta bene. È il risultato del duro lavoro fatto negli anni. Tutti raccontano i sacrifici che hanno fatto i primi tempi. Poi piano piano ci si abitua a tutto.»

👉 Due partenze, due continenti, una stessa esperienza: il filo invisibile che lega i monteneresi ovunque vadano.


Le radici che non si dimenticano

«Però io credo che l’emigrante, in qualsiasi parte vada, non dimentichi mai la terra dov’è nato. Almeno questa è la mia esperienza e anche quella raccontata da tanti altri emigranti.»

«Tanti, tanti auguri per la buona riuscita di questo interessante progetto e per avere dato la possibilità a tutti i monteneresi, residenti o espatriati, di partecipare alla sua attuazione.»

👉 Le parole di Sabina ci ricordano che l’emigrazione non è mai una fuga totale: le radici restano, e ogni memoria condivisa è un ponte tra chi è partito e chi è rimasto.


📖 Questo racconto fa parte delle storie di emigrazione montenerese: voci autentiche di chi è partito e porta Montenerodomo nel cuore, ovunque nel mondo.