Il caso Brunetta e il CNEL: giustizia sociale per chi?

Quando chi dovrebbe vigilare sulla “giustizia sociale” decide di applicare aumenti su misura, qualcuno potrebbe giustamente chiedere: giustizia sociale per chi?

Il presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha deciso di ritoccare verso l’alto il proprio stipendio: da 250.000 a 310.000 euro l’anno, sessantamila euro in più.
Un gesto tanto rapido quanto impopolare, che ha scatenato la reazione di tutti — destra, sinistra e cittadini comuni.
Poi, di fronte alla bufera, la retromarcia: “revoco la delibera”.

Ma il punto non è la revoca.
Il punto è che qualcuno abbia anche solo pensato che, nel 2025, in un Paese dove si discute di salari minimi, inflazione e stipendi pubblici fermi da anni, fosse opportuno aggiungere 60.000 euro alla propria busta paga per “adeguamento istituzionale”.

È qui che il burocratese diventa satira involontaria: si parla di “armonizzazione dei trattamenti”, di “valorizzazione della funzione”, di “allineamento con altri organi costituzionali”.
Traduzione libera: mi aumento lo stipendio perché posso.

Brunetta, che per anni ha predicato efficienza, rigore e merito, stavolta sembra aver messo in pratica solo la prima parte: efficienza sì, ma nell’aumentarsi lo stipendio.
Altro che snellire la burocrazia: qui è bastata una firma.

Dietro le parole complicate resta una verità semplice: chi guadagna già tanto ha trovato il modo di guadagnare di più, mentre chi lavora davvero per il pubblico — nella scuola, nella sanità, nei servizi — aspetta da anni un rinnovo contrattuale da poche decine di euro.

250.000 → 310.000 euro: un aumento del 24% in un colpo solo.
E il messaggio qual è?
Che nel Paese delle disuguaglianze, chi è più in alto si auto-premia, e chi è più in basso deve accontentarsi di sentirsi dire che “mancano le risorse”.

Il presidente del CNEL annuncia l’aumento, poi lo revoca.
Ma il solo fatto che l’avesse deciso è già un problema di fiducia.
Perché certe scelte, anche se cancellate, rivelano un pensiero profondo: quello di chi considera il potere non come servizio, ma come opportunità.

E così, mentre gli italiani fanno i conti con la spesa che sale e gli stipendi che scendono, al CNEL si sperimenta un nuovo modello di politica sostenibile:
sostenibile solo per chi la firma.

Nel Paese dove il costo della vita pesa su milioni di famiglie, questo episodio spalanca ancora una volta la domanda di fondo:

a chi è riservato davvero il “pubblico servizio”?

— ✒️ Il Sognatore Lento


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