
Quando è uscita la nota durissima del Quirinale sulle frasi attribuite a Francesco Saverio Garofani, la reazione è stata la solita: indignazione, discussioni politiche, accuse incrociate.
Eppure tutti hanno ignorato l’unico punto davvero serio.
Si è parlato di Bignami, della maggioranza, della dietrologia.
Tutti a guardare il dito. Nessuno la luna.
La domanda — banalissima e devastante — è:
se quel consigliere non ha mai detto quelle parole, perché non è intervenuto subito?
🔥 Il nodo vero: non l’imprudenza politica, ma il silenzio del consigliere
Garofani non è un impiegato qualunque.
È uno dei volti più vicini al Capo dello Stato, incardinato nei luoghi più sensibili della Repubblica.
Per questo il suo silenzio pesa come un macigno.
Perché la verità è semplice:
👉 chi ricopre incarichi così delicati non può permettersi neanche un’ombra.
👉 Un minuto di ambiguità è già troppo.
👉 Una smentita che non arriva diventa un problema istituzionale.
E invece, per giorni, niente.
Silenzio totale.
E il Quirinale costretto a intervenire con parole da terremoto: «stupore per parole che sfociano nel ridicolo».
Un linguaggio così duro il Colle lo usa solo quando ritiene che l’ordine interno sia stato messo in discussione.
🏛️ Questa non è una gaffe politica: è una falla istituzionale
Tutti a puntare il dito contro Bignami — che ha certamente sbagliato — ma dimenticando un fatto imbarazzante:
il caso è esploso perché la smentita non è arrivata dove sarebbe dovuta arrivare.
Se un consigliere del Colle lascia circolare per giorni parole che gli vengono attribuite:
✔️ alimenta le dietrologie
✔️ trasferisce l’ombra sulla Presidenza
✔️ obbliga Mattarella a intervenire in prima persona
✔️ crea un precedente gravissimo
Un consigliere del Quirinale non può diventare lui stesso un rischio per il Quirinale.
⚠️ La responsabilità non è a senso unico
Si possono criticare Bignami e la maggioranza?
Certamente.
Ma sarebbe troppo comodo fermarsi lì.
Perché qui siamo davanti a un principio di base:
👉 chi vive accanto alle istituzioni più alte non può nascondersi dietro il silenzio.
👉 Chi ricopre quel ruolo deve essere irreprensibile, non opinabile.
E quando un caso arriva a questo punto, in qualunque altro Paese esiste una sola strada:
chiarire subito o farsi da parte.
🧨 Conclusione: non basta dire “ridicolo”. Qui manca un gesto di responsabilità.
L’articolo, la polemica, le accuse di Bignami e la reazione del Quirinale sono solo gli effetti visibili.
La causa, purtroppo, è molto più chiara:
un consigliere del Colle che non ha spento un incendio quando era ancora un fiammifero.
E che ha lasciato crescere un caso nazionale, mettendo in imbarazzo il Presidente della Repubblica.
Si chiedono responsabilità ai politici. Bene.
Ma chi sta dentro le istituzioni più alte deve darne il doppio.
E quando non lo fa, il gesto più serio, più dignitoso, più rispettoso è uno solo:
prendere atto della situazione e lasciare il posto.
✍️ Nicola Tamburrino – Il Sognatore Lento
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