Il Banditore (Lu Banntàur) – La voce che univa Montenerodomo

Come “lu mastàr” che lavorava il cuoio, anche “lu banntàur” è una di quelle figure che oggi appartengono al passato, ma che non devono essere dimenticate.
Fino a non molto tempo fa, a Montenerodomo, il banditore — lu bannitàur — era una figura cruciale per la vita del paese. Il suo compito era di dare pubblicità a qualsiasi novità importante, che fosse un bando comunale o una semplice pubblicità privata. Ogni paese aveva il suo banditore, e a Montenerodomo, il suo annuncio non passava mai inosservato.

L’annuncio che parlava al paese

Il banditore non si limitava a leggere un semplice volantino: ogni bando veniva gridato con forza e solennità, come un avviso che aveva il potere di fermare il tempo.
Le sue grida, dal punto più alto del paese, arrivavano ovunque, risuonando tra le case, le piazze, i vicoli stretti e i campi. Non c’erano altoparlanti né megafoni, solo la voce robusta del banditore, che faceva da ponte tra le decisioni ufficiali e la vita quotidiana della comunità.

Il suo linguaggio, spesso dialettale e colorito, non era mai sterile o meccanico. Ogni annuncio era impreziosito con espressioni del popolo, mischiando l’italiano con il dialetto locale, creando una vera e propria lingua viva e viscerale che faceva sorridere, riflettere e, soprattutto, capire.

Un esempio di annuncio del banditore

Immaginate la scena:
“Oiiiii, oiiiii, oiiiii, gente di Montenerodomo! Sentite bene, sentite bene! Si avvisa la popolazione che domani, alle ore 10, presso la piazza principale, si terrà una riunione urgente! Venga chiunque abbia da dire qualcosa!”
Poi, con un tono che non ammetteva repliche, aggiungeva:
“Si comunica che chi non ha pagato le imposte del grano, dovrà farlo ENTRO dopodomani, pena multe e sorprese! E chi non si presenta a tempo, si prepari a sentire altre cose da me!”

Il banditore continuava con il suo stile, che sembrava più un racconto popolare che un annuncio ufficiale, portando al paese non solo le informazioni, ma anche quel senso di comunità che oggi risulta difficile trovare.

Una figura che univa il paese

Il banditore aveva un ruolo cruciale: era il veicolo di comunicazione più diretto, il punto di riferimento per tutti. I più giovani imparavano presto a riconoscere la sua voce e a rispettare l’orario del bando.
Ogni bando non era solo un’informazione da trasmettere: era un momento di vita collettiva. Quando lu banntàur faceva il suo annuncio, il paese si fermava, ascoltava, si univa. La voce di un solo uomo diventava il riferimento per tutti.

La fine del banditore

Negli anni ’50 e ’60, la figura del banditore cominciò a scomparire. Le comunicazioni si fecero più moderne e i banchi pubblicitari presero piede. I giornali, la radio e poi la televisione soppiantarono quella voce che, un tempo, dava ritmo alla vita del paese.
Oggi, il termine “banditore” è quasi sconosciuto alle nuove generazioni, ma chi ha vissuto quei tempi non dimentica la potenza di quel grido che annunciava un nuovo giorno, una nuova riunione, o anche una buona novella.

Memoria del banditore

Il banditore non era solo un grido in mezzo alla strada, ma una parte vitale della comunità.
Ogni bando aveva una sua solennità, una sua peculiarità che sfiorava la poesia e l’arte della narrazione.
Oggi, quando ripenso alla sua voce, mi sembra che quella forza semplice e vera sia la chiave per comprendere davvero il nostro passato. Il banditore era una figura che legava il paese, che dava alle cose quotidiane un suono, un colore, una forza che oggi fatichiamo a trovare.

Oggi, nel silenzio della modernità, quando tutto passa troppo velocemente, resta il ricordo di quella voce che diceva:
“Oiiiii, oiiiii, oiiiii, gente di Montenerodomo, ascoltate!”

E tutti ascoltavano, perché era così che si faceva comunità.


🕊️ Morale per le giovani generazioni

Il mestiere di lu banditore ci insegna che la voce di un uomo può unire intere comunità.
Ci ricorda che non sempre bisogna correre verso il futuro con la fretta, ma che certe cose vanno ascoltate e rispettate. Le voci del passato, quelle più semplici e più vere, sono le stesse che ci hanno costruito.
Sta a noi non lasciarle sparire nel silenzio del tempo.


✒️ Il Sognatore Lento
Rubrica Memorie di Montenerodomo


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