
— Un’analisi semplice e senza sconti su soldi, perizie, comunità e decisioni dei tribunali
Quando si parla di minori, affidi, case-famiglia e tribunali dei minorenni, tutti abbassano la voce.
È un terreno delicato, quasi sacro, dove ogni critica sembra un attacco alle istituzioni o — ancora peggio — una mancanza di sensibilità verso i bambini.
Eppure, proprio perché parliamo di bambini, serve più trasparenza di quanta ce ne sia oggi.
Per anni si è raccontata solo metà della storia. L’altra metà — quella che riguarda soldi, incentivi, errori di sistema e zone grigie — non viene mai spiegata davvero.
Questo articolo non punta il dito contro nessuno, ma fa ciò che in Italia manca: mettere ordine e spiegare come funzionano le cose.
🔶 1. Le perizie psicologiche: chi decide e chi ci guadagna
La decisione più importante nella vita di una famiglia — restare insieme o essere separata — spesso dipende da una perizia psicologica.
Una CTU (consulenza tecnica d’ufficio) costa tra i 1.500 e i 7.000 euro, a volte anche di più.
La paga lo Stato o, nei casi civili, le parti coinvolte.
Chi guadagna?
Gli psicologi, gli psichiatri e i consulenti tecnici.
Non i giudici.
Il problema è un altro:
i CTU vengono nominati molto spesso dagli stessi magistrati.
E chi ha uno stile “prudente” (cioè tende a suggerire l’allontanamento) viene chiamato di più.
Non c’è un giro di soldi.
Ma c’è un giro di dinamiche.
🔶 2. Le comunità: quanto incassano per ogni minore
Parliamo chiaro.
Una comunità che accoglie un bambino riceve:
- 90–120 € al giorno per un minore “standard”
- 150–220 € al giorno per un minore con problemi
- 250–400 € al giorno per casi complessi
Significa che una struttura può incassare 3.000–12.000 euro al mese per un solo bambino.
Con 10 minori ospiti:
👉 30.000–120.000 euro al mese
👉 fino a 1 milione di euro l’anno
Sono cifre ufficiali, documentate, non opinioni.
E le comunità non sono poche: cooperative, associazioni, enti religiosi, fondazioni.
Sono realtà che fanno anche del bene, certo.
Ma sono comunque imprese con bilanci, dipendenti, costi e ricavi.
🔶 3. I casi reali in cui il sistema ha deviato
Non servono fantasie: i casi ci sono.
🟥 “Angeli e Demoni” – Reggio Emilia
Perizie falsificate, disegni manipolati, pressioni psicologiche sui minori.
Indagati: psicologi, assistenti sociali, educatori.
Nessun magistrato corrotto, ma un sistema che si autoalimentava.
🟥 Bibbiano
Molto gonfiato dalla politica, ma alcuni fatti veri:
protocolli sbagliati, relazioni superficiali, scelte affrettate.
🟥 Altri casi regionali
Comunità che prolungavano la permanenza per mantenere i posti pieni.
Comuni che preferivano “allontanare” piuttosto che investire nel sostegno alle famiglie.
Non è un complotto.
È un sistema che, sotto pressione, a volte sbaglia.
🔶 4. Perché alcuni Comuni “spingono” per l’affido invece che per aiutare le famiglie
Per un Comune piccolo aiutare una famiglia fragile costa:
- educatori
- psicologi
- sostegno economico
- servizi domiciliari
Costo: 5.000–12.000 € l’anno
Affidare un minore in comunità costa di più, sì…
Ma toglie lavoro, responsabilità e rischi ai servizi sociali comunali.
E soprattutto:
un assistente sociale teme sempre che, se lascia un minore in famiglia e succede qualcosa, ne risponde lui.
L’allontanamento diventa una scelta “sicura”, una scorciatoia istituzionale.
🔶 5. Cosa servirebbe per rendere tutto più trasparente
Ecco le cinque riforme che cambierebbero davvero le cose:
✔️ 1. Videoregistrare tutte le perizie
Oggi non è obbligatorio.
Troppi colloqui avvengono in stanze chiuse.
✔️ 2. Rotazione obbligatoria dei CTU
Niente più “giri fissi” sempre con le stesse persone.
✔️ 3. Standard nazionali per le comunità
Oggi ogni Regione ha regole sue: un caos.
✔️ 4. Investire nel sostegno alle famiglie prima dell’allontanamento
Costa meno e funziona meglio.
✔️ 5. Controlli indipendenti sulle case-famiglia
Non fatti dal Comune che paga, ma da enti esterni.
🔶 Conclusione: non un complotto, ma un sistema che può deviare
La verità sta nel mezzo.
- I giudici non guadagnano dai bambini.
- Le comunità sì, e molto.
- I CTU guadagnano dalle perizie.
- I Comuni a volte scelgono la via più facile.
- Alcuni casi hanno dimostrato che il sistema può sbagliare, anche gravemente.
Non esiste la “macchina che ruba i figli”,
ma esiste un settore con molti soldi, molte debolezze e pochi controlli.
E quando ci sono soldi, fragilità e bambini in mezzo…
la trasparenza non è un lusso: è un dovere.
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