🪑 In Italia si vende la propria madre, ma non la poltrona

C’è una frase che nei paesi d’Abruzzo — e non solo — si sussurra da decenni, tra un bar, una piazza e una riunione dove tutti annuiscono, nessuno parla, ma tutti sanno:

🗣️ “In Italia si vende la propria madre, ma non la poltrona.”

È esagerata?
Sì.
È cattiva?
Sicuramente.
È satira?
Forse.

Ma soprattutto è la spiegazione più breve, più efficace e più spietata del motivo per cui le fusioni dei piccoli comuni non si fanno mai.


🧩 1. La teoria è bellissima

Gli esperti ripetono:

  • “Unire i comuni conviene.”
  • “Si ottimizzano i servizi.”
  • “Si risparmia.”
  • “Si gestisce meglio.”
  • “Si diventa più forti nei bandi.”

Tutto vero.
Tutto logico.
Tutto matematico.

Peccato che l’Italia reale non sia un foglio Excel.


🪑 2. La pratica è questa: la poltrona non si divide

Tre comuni da 350 abitanti = tre sindaci.
Fusione = uno solo.

E allora, chi glielo dice ai due che restano senza?

Chi spiega loro che:

  • spariscono due fasce tricolori,
  • spariscono due giunte,
  • spariscono due consigli comunali,
  • spariscono due cene istituzionali,
  • e due postazioni prestigiose diventano… archeologia politica?

Ecco perché, nelle prime riunioni, appare il grande fantasma:

LA PERDITA DELLA POLTRONA.


📉 3. Il cittadino vorrebbe solo i servizi

Il cittadino chiede:

  • una scuola che funzioni,
  • un medico,
  • una strada che non frana,
  • un internet che non va a carbone.

Non chiede la luna.
Chiede normalità.

Ma la normalità, in Italia, è una forma di rivoluzione.
E la rivoluzione fa tremare le sedie.


🚨 4. Il politico locale ragiona così

“Se ci fondiamo, io sparisco.
E se sparisco, smetto di contare.”

È l’autoconservazione della specie.
La legge della giungla comunale.
La priorità assoluta della politica minuta italiana:

prima la poltrona, poi il paese.


🎭 5. Il risultato?

Gli amministratori diventano improvvisamente:

  • custodi dell’identità,
  • difensori del campanile,
  • paladini della tradizione,
  • esperti di confini,
  • archeologi del santo patrono,
  • strateghi delle feste.

E tutto questo esattamente dal giorno in cui scoprono che, con la fusione, potrebbero perdere la sedia.

Prima?
Non se n’erano mai accorti.


🧨 6. Il paradosso finale

Quando il paese si svuota, la colpa è sempre di qualcun altro:

  • “dei giovani”,
  • “dello Stato”,
  • “della montagna”,
  • “del destino”,
  • “della globalizzazione”.

Mai una volta:

“È colpa della sedia a cui siamo incollati.”


🧹 La verità, con semplicità disarmante

I piccoli comuni non muoiono perché mancano persone.
Non muoiono perché mancano idee.
Non muoiono perché mancano opportunità.

Muiono perché, per farli rinascere, servirebbe fare qualcosa che in Italia è più rara dell’onestà in politica:

🪑 rinunciare alla propria poltrona.

E questo — come recita il proverbio — non lo farà mai nessuno.

Perché, alla fine, tutto si riduce qui:

🗣️ “In Italia si vende la propria madre, ma non la poltrona.”

Il Sognatore lento


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